IL PEGGIO

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

La morte non rende migliori, si resta quello che si è.

E qui non ci sono nemmeno epici eroismi che possano infrangere questa regola ed esserne eccezione.
E allora Berlusconi resta quello che, forte del suo impero economico, ha usato il Parlamento per sistemare i suoi affari. L’ha riempito di tirapiedi, fedelissimi, avvocati, amori più o meno occasionali, e manovrandoli come in un teatrino di marionette se n’è servito per stravolgere la realtà e certificarne un’altra: la sua e dei suoi bisogni.
E se lui ha finito il suo ciclo terreno, il berlusconismo ha avuto un livello di tossicità tale che non finirà mai: ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere e di pensare, ha tirato fuori il peggio che potessimo esprimere, dall’egoismo alla diseguaglianza sociale, ci ha resi stupidi e convinti che l’ignoranza fosse un valore, ha sdoganato la destra più fascista, riemersa dalle fogne più putrida di sempre.
Parlo del politico, naturalmente, del personaggio pubblico, perché l’uomo, che oggi tutti descrivono come fulgido esempio di piacevolezza e generosità non lo conoscevo e non lo avrei di certo mai conosciuto.
Vivo in un mondo troppo differente, lontano anni luce dal suo.
Non ridevo nemmeno delle sue barzellette, per dire.
Non l’ho mai nascosto, quello che penso su di lui, e oggi non sono diverso da ieri.
L’ipocrisia è un talento che non mi appartiene, anche se in queste ore ne piove talmente tanta che al confronto l’alluvione era una sottile pioggerella di maggio.
Così tanta che finge dolore perfino chi trarrà vantaggio dalla sua assenza, visto che nella coalizione di governo Berlusconi era diventato l’unico a rappresentare un argine verso una totale deriva fascista.
A riprova che il peggio non era nemmeno lui, ma deve ancora arrivare.