DI CLAUDIO KHALED SER
I latini per indicare il Diritto, s’inventarono una semplice parolina di tre lettere : IUS.
Interessante é l’origine in sanscrito della parolina, YOH, che vuol dire salute, YOS, che fa parte della vita e AYUS che ne indica la durata.
Quindi un Diritto legato a filo doppio alla vita.
Nel 1992 é stata emanata una Legge che riconosce in Italia lo IUS SOLI cioè la “possibilità” di un cittadino straniero di ottenere la cittadinanza italiana se nato sul suolo italico.

Facile ?
Per niente.
Perché questo Diritto é concesso solo se sei nato in Italia, vi hai soggiornato stabilmente e hai compiuto la maggiore età.
Tre condizioni in contrasto con il termine “SOLI” cioè suolo.
Non basta nascere, occorre abitarci ed avere 18 anni per richiedere tale Diritto.
Quindi, da 0 a 18 non appartieni al luogo patrio, anche se sei nato a Roma, hai studiato a Bergamo e vivi a Cagliari.
Cos’é un Diritto se pone condizioni che di fatto lo negano ?
Lo Ius Soli si contrappone allo Ius Sanguinis che indica nella nazionalità dei genitori quella dei figli, indipendentemente dal luogo di nascita.
Quindi il figlio di Eritrei, di Pakistani o di Vattelapesca, non sono Italiani.
Non lo sono fino a che …….
Se nasci in Lesotho, sei Lesothino e lo stesso accade se vedi la luce in Nicaragua, in Tanzania ed in altri circa 50 Paesi nel Mondo.
Non sei Italiano in Italia.
A mio parere, questo Diritto dovrebbe essere talmente automatico da non valere nemmeno la pena di discuterlo.
Ma mettere dei paletti é difendere la “razza”
Quella bianca.
Quella dei bianchi che vanno a Milano Marittima a prendere il sole per diventare neri, salvo il culo ovviamente che deve restare bianco perché é il “centro del pensiero”.
Quella dei bianchi che “nero é bello” solo se gioca al pallone, corre veloce o fa film porno ed é superdotato.
Quella dei bianchi che i “neri hanno una bella voce” ma la devono usare solo per cantare e non per parlare.
Soprattutto se reclamano Diritti.