IL LAGER ITALIANO

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

In questi giorni di 81 anni fa la Risiera di San Sabba a Trieste, nata come stabilimento per la lavorazione del riso alla fine dell’800, venne convertita in un campo di concentramento.
Passando agli annali come l’unico campo di sterminio in Italia. Morirono oltre cinquemila persone con la complicità degli squadristi di Mussolini, i più zelanti fra gli aguzzini. Della serie hanno fatto anche cose buone.
Qualificato dai nazisti come Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia), ”assolse” a tre funzioni:
1. Eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici italiani, sloveni e croati e in parte anche di ebrei;
2. Smistamento di deportati politici e razziali verso altri lager del Reich (in genere Dachau, Buchenwald e Mauthausen per i politici, Auschwitz e poi Bergen Belsen per gli ebrei);
3. Sito di stoccaggio di beni razziati alle comunità ebraiche del Litorale Adriatico.
Una storia su tutte, una storia partigiana. Il 29 settembre 1944, dopo una decina di giorni di torture, Virginia Tonelli, nome di battaglia “Luisa”, fu portata dai fascisti nella Risiera. Qui venne gettata viva in un forno crematorio e lasciata bruciare.
Orfana di padre, Virginia aveva iniziato a lavorare a soli undici anni per mantenere i fratelli più piccoli. Presto si avvicinò al PCI e iniziò la sua militanza. Nel 1943, aderì subito alla lotta partigiana. Organizzava manifestazioni di donne contro l’invasore, portava la stampa clandestina da una città all’altra, raccoglieva fondi e materiale per sostenere chi stava combattendo.
Fu arrestata a Trieste mentre trasportava della stampa. Dieci giorni di torture e non le cavarono niente, neppure un nome. Così moriva Virginia, una delle tante donne che hanno donato la propria vita alla causa della Resistenza.
La Risiera di San Sabba venne dapprima utilizzata, dopo l’occupazione nazista, come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943 (Stalag 339), poi verso la fine di ottobre trasformato in Polizeihaftlager.
Per questa mostruosità nessuno ha pagato. Come ti sbagli.
Al processo nel 1976 per i crimini della Risiera il banco degli imputati è rimasto praticamente vuoto: parecchi sono stati giustiziati dai partigiani (almeno quello), altri deceduti per cause naturali.
Joseph Oberhauser, comandante della Risiera, è rimasto a vendere birra a Monaco, nonostante una condanna all’ergastolo. La giustizia italiana non ne ha chiesto l’estradizione in quanto gli accordi italo-tedeschi che regolano questo istituto si limitano ai crimini successivi al 1948.
Il criminale nazista è deceduto, all’età di 65 anni, il 22 novembre 1979.
<<La Risiera di San Sabba dal cui cortile oggi deserto si annusa l’odore del vicino mare, è un monito su quello che siamo stati e che non smettiamo, purtroppo, di essere>>.
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Alfredo Facchini