ALDO MORO

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

16 marzo 1978. Il copione è già stampato. Senza colpi di scena dovrebbe calare il sipario sulla crisi di governo. Il presidente del Consiglio dimissionario Giulio Andreotti si è apparecchiato il suo quarto governo imbarcando anche il “Partito Comunista”.
A far salire a bordo Enrico Berlinguer, c’ha pensato il presidente della Dc, Aldo Moro. Ma c’è un ma, grosso come una casa.
Nove del mattino. Angolo fra via Fani e via Stresa, quartiere Camilluccia. Un commando a colpi di mitra sequestra Aldo Moro e stermina la sua scorta: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.
Alle 9 e 25 il “Giornale Radio” del secondo canale della Rai sospende le trasmissioni per una edizione straordinaria. Annuncia: <<Gentili ascoltatori, interrompiamo le trasmissioni per una notizia che ha dell’incredibile e che anche se non ha trovato conferma ufficiale, purtroppo sembra sia vera. Il presidente della “Democrazia Cristiana”, onorevole Aldo Moro è stato rapito poco fa a Roma da un commando di terroristi. L’inaudito, ripetiamo, incredibile espisodio è avvenuto davanti all’abitazione del parlamentare nella zona Camilluccia. I terroristi avrebbero sparato contro la scorta, avrebbero poi caricato a viva forza l’onorevole Moro e si sarebbero allontanati.
C’è da aggiungere che la scorta dell’onorevole Moro era composta da cinque agenti. Sarebbero tutti morti>>.
Alle 10 il presidente della Camera Pietro Ingrao tronca la seduta e annuncia il rapimento di Aldo Moro. Negli stessi minuti il “TG Uno” lancia un’edizione straordinaria. In diretta da via Fani, l’inviato Paolo Frajese, seguito passo passo dal cameraman, descrive quella che sembra una mattanza.
<<Ecco la macchina con i corpi degli agenti che facevano parte della scorta dell’onorevole Moro, coperti da un telo. Vi sono due uomini sulla 130 un altro corpo è sulla macchina che seguiva. I carabinieri stanno facendo i rilievi… puoi andare sulla portiera per piacere? Guardate i colpi sparati evidentemente con mitragliatori … il corpo di un altro di questi agenti.
Ecco per terra … andiamo qui a destra per piacere … i bossoli vedete.
E poi ancora a destra … vediamo la borsa, evidentemente la borsa di Moro e il berretto di un …di un … non si capisce di cosa sia, sembra di un pilota , sembrerebbe no, un berretto dell’Alitalia .. ma no, l’Alitalia non ha quei gradi … e il caricatore di un mitra.
Forse gli attentatori erano mascherati … può darsi … con una strana divisa. Questa è la scena. Ancora un altro corpo qui a destra … per piacere vieni qua … stavo pestando inavvertitamente i bossoli … ecco il corpo di un altro , probabilmente uno dei componenti della scorta o forse un passante, non sappiamo ancora, le notizie evidentemente potranno essere raccolte in un secondo momento. Il sangue … il sangue per terra, una pistola automatica, ecco …quattro corpi, qui, alle dieci del mattino a via Fani. Ecco il documento di questa mattina>>.
Alle 10 e 10 una telefonata alla sede romana dell’Ansa, mette subito in chiaro come stanno le cose: <<Questa mattina abbiamo sequestrato il presidente della Dc Moro ed eliminato la sue guardie del corpo “teste di cuoio” di Cossiga. Brigate Rosse>>.
Moro non è un politico come gli altri, un onorevole qualunque. E’ stato cinque volte capo del governo. E’ stato ministro degli Affari Esteri, ministro dell’Istruzione e della Giustizia. E poi segretario nazionale della “Democrazia Cristiana”. Oggi è il presidente del partito che dal dopoguerra governa e sgoverna, ininterrottamente, il Paese. Non si è fatto mancare niente.
Nel mondo reale, le istituzioni impanicate, lanciano appelli alla mobilitazione contro il terrorismo. Nei palazzi della politica c’è chi si affretta subito ad invocare la pena di morte. Anche la sinistra è in fibrillazione: Aldo Moro, è sulla carta un avversario, ma in realtà è l’architetto di una nuova maggioranza di governo. E’ dal 76’ che Aldo Moro fa gli occhi dolci a Berlinguer per annetterlo definitivamente nel “Sistema”.
I sindacati, come da protocollo, proclamano lo sciopero generale. Le piazze di mezzo paese si affollano in preda allo sconcerto. I giornali sfornano edizioni straordinarie. I due canali della “Rai” diramano le foto di nove brigatisti rossi ricercati.
Anche il “Movimento” è tramortito. Nel giro di poche ore si accende il dibattito. Sulle onde radio. In mille collettivi. Nelle assemblee delle Facoltà. Una babele.
Chi stigmatizza: <<contro lo Stato e contro le Br>>
Chi è neutrale: <<né con lo stato, né con le Br>>
Chi oscilla: <<sono compagni che sbagliano>>
Chi applaude: <<gli sta bene>>
Chi grida al complotto: <<c’è lo zampino della “Cia” o del “Kgb”>>
“Lotta Continua” titola: <<Rapimento Moro: è il gioco più pesante e sporco mai provato sulla testa dei proletari italiani>>.
Roma come Belfast sprofonda in uno stato di totale isolamento. Il capo della procura della Repubblica di Roma Giovanni De Matteo, che assume la direzione delle indagini, assicura che <<ogni uscita della città, anche il più sperduto sentiero che immette nella campagna, è sotto il controllo di migliaia di agenti, carabinieri e guardie di finanza>>. Scatta una colossale caccia all’uomo.
Prima dell’ora di cena nasce il quarto governo Andreotti. 545 i sì, su 578 presenti a Montecitorio.