DIECI, CENTO, MILLE DE LUCA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Il galateo, il rispetto per l’avversario, il politically-correct non li ha uccisi De Luca con il suo insulto, e che il colorito epiteto sia stato indirizzato contro la presidentessa del consiglio non mi scandalizza affatto. De Luca è un leader politico dalla personalità prorompente e i leader politici questo fanno, danno voce a milioni di cittadini che voce non ne hanno.
Come se quella parola str**** fosse peggio che chiamare assassino chi non ha mai ucciso nessuno come Cospito, o viziatella Carola Rakete, o terrorista Ilaria Salis, o chiamare clandestini i profughi, o dileggiare gli omosessuali, o fare illazioni sulle vittime di uno stupro o sputare sulle religioni altrui. Perché è questo che fa la maleodorante destra che ci governa, tutti i giorni cento volte al giorno e non è più tempo di infiocchettare le reazioni a tanto schifo come se fossero regalini per San Valentino.
Bravo De Luca, bravissimo anche se sei del PD. Le cause giuste sono giuste anche se a difenderle ci sono partiti che ci rappresentano poco, e che il Meridione con la scusa dell’alta densità criminale e di una presunta vocazione al fancazzismo sia ulteriormente derubato per legge con questa infamia dell’autonomia differenziata è una cosa che dovrebbe spingere ben oltre l’insulto volgare, dovrebbe scatenare risse e sommosse.
E poi diciamolo, quel “Vai a lavorare” detto da una che a stento ha superato le scuole dell’obbligo, che non ha mai visto una fabbrica e non ha mai timbrato un cartellino in vita sua è una frase che non si può sentire.
Grazie compagno Vincenzo, ti voglio bene.