«SIAMO UNA COLONIA AMERICANA»

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Dell’imperialismo Usa a Teresa Mannino non gliene può fregar di meno. La sparata l’ha fatta soltanto a uno scopo: difendere l’imbarazzante Fiorello dell’altra sera, che nel duetto con John Travolta si era completamente disinteressato di cos’è la professionalità, imponendo al più grande ballerino disco dance della storia il ballo del qua qua.
Ma se da un lato è umanamente comprensibile che la Mannino volesse arruffianarsi l’intrallazzatissimo Fiorello, non è accettabile che per arrivare al suo scopo abbia dato una rappresentazione falsa e grottesca di quanto accaduto all’Ariston.
Lo slogan usurpato ai centri sociali è servito a puntare il dito contro Travolta, la cui più che giustificata reazione viene dalla Mannino descritta addirittura come un atto di colonialismo della potenza straniera su uno staterello come l’Italia. Quando, al contrario, in quei minuti era Travolta il debole, stritolato dalla performance di due personaggi mediocri come Fiorello e Amadeus, che insieme non fanno un’unghia dell’attore americano.
Cosa si può arrivare a dire pur di difendere uno come Fiorello? Dire senza imbarazzo che il comportamento di Travolta, che ha negato la liberatoria dopo essere stato costretto a ballare tra le paperelle, è stato dettato dalla tracotanza che ogni yankee si porta nel suo dna, facendo leva su un sentimento antiamericano che qui c’entra davvero come il cavolo a merenda.
Il tutto contro un Travolta che per ovvi motivi non poteva replicare. E, soprattutto, in una conferenza stampa in cui erano accreditati anche giornalisti stranieri, che non avranno esitato a riportare nei rispettivi paesi la frase della Mannino: siamo una colonia americana.
Ma chiunque può fare proseliti. Ed ecco che un buon numero di persone accoglie la dichiarazione della Mannino, che non è certo intelligente e talentuosa quanto Sabina Guzzanti, beatificandola per il coraggio di una battaglia politica impensabile nella roccaforte neoliberal italiana.
Addirittura alcuni la paragonano a scomodi personaggi del passato, come Santoro, Biagi e Luttazzi, epurati da Berlusconi agli inizi del nuovo millennio, dimostrando così di non aver capito nulla, ma proprio nulla di quello che è successo.
State sereni, perché la Mannino non la caccerà nessuno. Quella sparata non ha nulla di politico, perché strumentale alla difesa di un patetico Fiorello e alla demolizione del personaggio Travolta, in un momento in cui l’attore americano potrebbe procurare grattacapi al Festival.
La Mannino non la sentirete più parlare di colonialismo americano, statene certi, perché non ce ne sarà più bisogno. E, soprattutto, perché non è un argomento che rientra nelle corde della stessa Mannino.