TRA GIORNALISTI VILI E GUERRAFONDAI INCOSCIENTI

DI ANTONELLO TOMANELLI
ANTONELLO TOMANELLI
La Germania non invierà più mezzi moderni pesanti e sofisticati sistemi antiaerei in Ucraina. Il Bundestag ha affossato la mozione bellica presentata dalla CDU, contravvenendo a quanto deciso nel corso dell’ultimo summit Nato, quello condotto da un manipolo di spericolati molto più esaltati del solito.
Si trattava di pezzi da escalation rapida, il cui invio era stato preparato nel sentore che i Russi stanno per scaldare i motori dell’aviazione, finora lasciata in disparte. Ma nessun tg, nessun quotidiano ne ha parlato.
Eppure la notizia sembrerebbe un tantino rilevante. Una delle economie più forti del pianeta, la punta avanzata della UE, un membro della Nato, si rifiuta di tracciare il punto di non ritorno. Ciò che avrebbe dovuto unificare i lanci di agenzia e campeggiare sulle prime pagine dei quotidiani, è relegato nel limbo dei social, la patria dell’ufficiosità.
Fa impressione questa violazione di massa del dovere deontologico di verità, il più pregnante tra i doveri del giornalista. Ma non c’è spazio per spiegazioni alternative: presso ogni testata è arrivato un ordine puntualmente eseguito dalle gerarchie redazionali. E le redazioni giornalistiche, si sa, non pullulano di eroi.
L’enorme spazio temporale che ci separa dal fascismo sembra fagocitato, perché da quando l’art. 21 della Costituzione impregna le nostre vite quotidiane, una simile censura non si era mai vista. E se nel frangente in cui siamo, si arriva ad occultare una notizia che chiunque abbia una coscienza interpreterebbe come una speranza, allora significa che c’è un gruppo di persone, in grado di condizionare le nostre vite, cui la parola Pace suscita ilarità o disgusto. Non siamo nelle mani di brave persone.
Ma peggio di costoro sono quelle persone comuni, molto comuni, che senza ritegno né remora, senza arte né parte, e nemmeno consapevolezza, avallano il disastro verso cui quel gruppo di spericolati ci sta portando. Mi riferisco a quelle persone, uomini e donne, che sguazzano sui social (per strada e negli interni, sembrano in qualche modo inibirsi) e che paiono quasi eccitate dalle scellerate decisioni prese sopra le loro teste, senza minimamente comprenderne le ragioni, figuriamoci le conseguenze, perché non capendo passato e presente non si può immaginare il futuro.
Si sforzano di sminuire, se non addirittura smentire, quel voto a Berlino, cercando in maniera anche goffa il minimo appiglio per edulcorare quella che intimamente sentono come una decisione frustrante. E dicono che in ogni caso ti sbagli, che quella è una fake news, che quel voto non va esaltato, perché le armi in Ucraina arriveranno, se non le manda la Germania le manderanno altri Paesi, la guerra ci sarà, speriamo, ormai è deciso, non ti illudere, sei un cretino, Putin va fermato.
Eccoli i veri guerrafondai. Quelli che non temono la guerra non per temerarietà, ma per incoscienza. Quelli che non ne sono terrorizzati, ma in fondo affascinati, arrivando a celarne la sensualità con l’ineluttabilità.
A questi pezzi di cretini, a questi scemi di guerra in tempo di pace, dico: voi che vi crogiolate e vi esibite in uno spazio che a torto avete eletto a vostro refugium peccatorum, siate meno egoisti e pensate ai vostri figli, presenti o futuri. Perché se avete sposato l’idea che la guerra sia inevitabile, allora sappiate che non vivranno la giovinezza che avete vissuto voi.