GIURI’ D’ONORE: FRIGNANO MULE’ E MELONI

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

“Se fossimo stati in tribunale tutto quello che è successo sarebbe stato considerato un oltraggio alla corte…Tutto quello che è stato detto riguardo al fatto che nel giurì si fosse già arrivati a una conclusione è falso”. Queste le parole del presidente del Giurì Mulè dopo lo scioglimento disposto dal presidente della camera Fontana su richiesta di Giuseppe Conte.
Caro Mulè spiace dissentire, e spiegare le ragioni è semplice.
Sarò breve: fossimo stati in tribunale, avreste dovuto necessariamente ricostruire i fatti sulla base di documenti ufficiali, non elementi approssimativi e scarabocchi. Sarebbe stato un oltraggio l’interpretazione politica dei fatti sostenuta dal corsivo dalla premier, ovvero patacche renziane. Sarebbe stato un oltraggio alla corte presentarsi coi foglietti privi di necessari elementi di ufficialità, perciò inutili.
Ma certo non può riconoscere evidenze tanto cristalline una falangina di “eunuchi” a rappresentare un istituzione vilipesa con parzialità inaccettabile. Apposta certe voci suonano come quelle di un sopranista senza talento e autorevolezza.
Lei afferma, caro Mulé, che sia falso siate giunti anticipatamente a una conclusione favorevole alla Meloni. Allora perché la premier dichiara pubblicamente che il giurì le avrebbe dato ragione. Come avrebbe potuto saperlo prima della vostra pronuncia se qualcuno di voi, imparziali elementi del giurì, non avesse fatto trapelare le intenzioni sotto forma di pettegolezzo volante per i corridoi del palazzo che offendete con la pretesa di trascendere l’ufficialità delle ricostruzioni.
Caro Mulè non deve piangere come un bimbo a cui è stato sottratto il giochino preferito, né rassicurare qualcuno sull’onestà del vostro operato. Farlo riporta alla famosa locuzione latina “excusatio non petita, accusatio manifesta” che tratteggia il giurì come un organo su cui dubitare qualora debba esprimersi sull’operato di una premier, che voglio ricordare, sventolava un fax che ne smentiva completamente le tesi.
In un tribunale conterebbero esclusivamente prove incontrovertibili, non supposizioni o rassicurazioni da coccodrilli davanti alla preda. Essenzialmente rappresentate la parte meno idonea a rassicurare perché dovreste sementire il capo del governo, cioè dovreste dichiarare ufficialmente che l’Italia si presenta ai cittadini e al mondo con un “Signor presidente del consiglio bugiardo”. Voi, non l’ho mai dimenticato, siete quelli di Ruby nipote di Mubarak, che tipo di verità potreste proporre dunque.
Tacere sarebbe opportuno ma per tacere occorre rispetto di sé e dei cittadini, qualità che sembra non possediate.
Giuseppe Conte non ha oltraggiato alcuna istituzione, ha fatto valere le proprie prerogative e vi ha impedito di divulgare ulteriori “inesattezze” a voler essere buoni. Vi ha definito personaggi di una farsa, è quello che sembrate, rassegnatevi.