DI ALFREDO FACCHINI
Roberto Salis, il padre di Ilaria, all’uscita del ministero della Giustizia dopo gli incontri con i ministri Tajani e Nordio.
“E’ andata molto peggio di quanto ci aspettassimo, non vediamo nessuna azione che possa alleviare la situazione di mia figlia.
Siamo stati lasciati soli. Abbiamo chiesto due cose, i domiciliari in Italia o in alternativa in ambasciata in Ungheria e entrambe ci sono state negate.
Credo che mia figlia resterà ancora per molto tempo in carcere e la vedremo ancora in catene ai processi”.
Nessuno stupore. Dall’ attuale governo degli orrori non ci si poteva aspettare nulla di diverso.
Carmen Giorgio, originaria di Terno D’Isola in provincia di Bergamo è stata per tre mesi compagna di cella di Ilaria Salis. “Ilaria si è raccomandata che una volta in Italia avrei dovuto raccontare cosa abbiamo subito. Ed è quello che sto facendo. Lei ha aiutato me, adesso io aiuto lei”.
Carmen Giorgio racconta: “C’erano cimici ovunque, il salame che ci davano sembrava cibo per cani, a chi non poteva comprare assorbenti per il ciclo davano dell’ovatta e, talvolta, ci costringevano a scegliere fra l’ora d’aria e la doccia”.
Il caso Salis ha tenuto banco ieri anche all’Europarlamento.
“Questa criminale”, ha esordito così l’eurodeputata ungherese, Eniko Gyori, del partito del premier Viktor Orbán.
Dal canto loro, Popolari, socialisti, liberali e verdi hanno chiesto rispetto per i diritti della detenuta. No alle catene e un giusto processo.
Insomma, hanno fatto il loro compitino. Ma il cavernicolo alza il sopracciglio solo quando sente il rumore delle procedure d’infrazione.
Parole, parole, parole. Soltanto parole. Parole tra voi.