NINO DI MATTEO AVVERTE SULLE RIFORME DELLA GIUSTIZIA TRA L’INDIFFERENZA DEI MEDIA

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

L’intervista al Proc. Di Matteo di ieri, da Formigli, avrebbe dovuto scatenare un putiferio, tanto era grave il contenuto della stessa. Eppure… Sfogliando i giornali di oggi nessuno ne parla mentre sui tg va steso il classico, pietoso velo.
Riferendosi alle controriforme sulla giustizia, quella della Cartabia e quella in itinere del suo successore Nordio, drammaticamente in continuità, e al tentativo (ormai più che un tentativo) di imbavagliare stampa e giornalisti (ovviamente quei pochi che si occupano di informare e non di lubrificare lingua e penna), Di Matteo ha affermato che il tutto somiglia spaventosamente agli obiettivi scritti nel “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli.
Affermazione tanto terrificante quanto vera e terribilmente calzante con ciò che sta avvenendo. D’altra parte basterebbe leggere con attenzione il piano e confrontarlo con leggi, provvedimenti e intenzioni di chi sta maneggiando il tema della Giustizia, per rendersi conto che gli ultimi provvedimenti paiono scritti dallo stesso Gelli. Una giustizia a due velocità, ha aggiunto Di Matteo, che aumenta le pene di microcriminali e ultimi, mentre depenalizza completamente i reati dei cosiddetti “colletti bianchi”.
Le affermazioni di Di Matteo oltre che gravi, soprattutto nella parte riferita ai piani di Gelli e della P2, che trovano svolgimento con gli attuali governanti, ci fanno seriamente preoccupare per la salute della nostra democrazia e dovrebbero indurci a una seria riflessione. L’Italia è stata sempre un porto particolarmente nebbioso, ma fino a 20, 30 anni fa esisteva una informazione degna di questo nome che faceva il suo lavoro e un codice penale adeguato a un paese corrotto e galleggiante sulla illegalità.
Oggi non abbiamo più né l’una né l’altro. E quello che verrà sarà peggio.