DIMISSIONI, DIMISSIONI!

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Con le dimissioni di Sgarbi (nomen omen) il governo perde il suo primo pezzo.
La Meloni avrebbe dovuto farne a meno fin dall’inizio ma non per i suoi precedenti, per le sue volgari intemperanze, per i suoi traffici di opere d’arte o per i 300.000 Euro che il tronfio e isterico showman ha percepito illegalmente.
Per un governo come questo Sgarbi era peggio della sabbia nel costume da bagno. Questo governo può sopportare le bancarotte della Santanchè e le minchiate di Lollobrigida, le pistolettate di Pozzolo e gli amorosi sensi tra Del Mastro e Donzelli ma il carico di cultura e intelligenza rappresentati da Sgarbi erano davvero intollerabili.
Ve li immaginate la popolana Meloni e il triste burocrate Sangiuliano che in quanto suoi superiori gerarchici dovevano confrontarsi con Sgarbi, e ve lo immaginate Sgarbi che obbedisce a due personaggi a cui in condizioni normali non farebbe neppure lavare la propria auto?
Sgarbi è stato il perfetto cortigiano della variopinta monarchia berlusconiana dove i suoi intrallazzi erano noccioline se paragonati a quelli degli altri e dove la sua cultura era un delizioso soprammobile tra ville principesche, panfili, elicotteri e uno stuolo di compiacenti strafighe.
In un governo che si dibatte tra un’osteria romana e una bocciofila brianzola uno come Sgarbi era peggio di un cane in chiesa e come un cane in chiesa è stato cacciato a calci dal parroco. Buon per lui e buono anche per il parroco Sangiuliano e per la papessa Meloni.