MATTEI E PASOLINI, DUE MORTI UN UNICO COMUNE MANDANTE?

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Le morti di Mattei e di Pasolini, hanno la stessa matrice. Forse gli stessi mandanti.

Mattei fu ammazzato perché perseguiva l’indipendenza energetica del Paese, si era messo contro gli interessi economici statunitensi e, in particolare, delle “sette sorelle” come egli stesso le definiva. Le sette compagnie che dominavano il mercato petrolifero.
Ma non era solo questo.
Un file reso pubblico da WikiLeaks, rivelò un’intercettazione fatta dai servizi segreti inglesi, nella quale, il manager italiano, svelava la sua visione. “In sette anni – diceva- l’Italia uscirà dalla Nato e si metterà a capo dei paesi non allineati”. Aveva capito che quella fosse l’unica strada percorribile, al fine del pieno sviluppo del Paese. L’indipendenza energetica ed economica si doveva accompagnare necessariamente alla piena indipendenza politica. Bomba e via. I progetti di Mattei finirono nel fuoco insieme a Mattei stesso.
Pasolini indagò moltissimo sull’affaire Mattei. Scopri molte cose. Stava scrivendo un libro dal titolo emblematico, “Petrolio” e quel libro avrebbe dovuto raccogliere le informazioni raccolte. Era giunto ad un punto clamorosamente rivelatore dei veri motivi e della vera meccanica della morte del Presidente dell’Eni. Venne fatto fuori al momento giusto. Subito prima che quelle rivelazioni diventassero di pubblico dominio.
Quei capitoli di “Petrolio” scomparvero insieme a lui. Non furono mai ritrovati.
Pasolini sapeva di essere in pericolo. Espresse i suoi timori la sera stessa del suo omicidio, nel ristorante dove si era recato a mangiare. Era un uomo robusto e si sapeva difendere. Chi lo aggredì non era uno solo, ma più persone.
Le indagini ed il processo, celebrato in pochissimo tempo, furono una ignobile farsa. Oggi lo sappiamo con certezza.
I casi di Mattei e Pasolini sono la dimostrazione evidente di quanto l’Italia non sia mai stata un Paese libero e, soprattutto, che non fu mai un Paese libero di autodeterminarsi.