DI MARIO PIAZZA
Chi ha detto che i social non servono a nulla? Smettere di rincorrere un’illusione è cosa utilissima ed è ciò che il piccolo post “Conte conta?” dell’altro ieri, non particolarmente brillante e neppure molto seguito, ha portato a casa come risultato.
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Ho sempre guardato al grillismo con quel misto di simpatia per la sua freschezza e passione e commiserazione per sua perniciosa ignoranza e pericolosa ingenuità, nessun radical chic che si rispetti avrebbe potuto fare altrimenti. Ho visto nei suoi anni di inopinato governo qualcosa di buono e una lunga serie di cose che mi hanno fatto incazzare ma nel mio inguaribile ottimismo mi ero illuso che l’uscita di scena dei Casaleggio, di Di Maio e succedanei e alla fine di Grillo stesso avrebbe portato il Movimento nell’area progressista che continuo a credere sia la più consona al suo elettorato.
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Mi sbagliavo. Quella che credevo essere una metamorfosi era soltanto un forzato letargo indispensabile per assorbire i propri clamorosi fiaschi ma adesso che è suonata l’ora del risveglio per l’opposizione al melonismo mi ritrovo con un improbabile compagno di viaggio che è rimasto quello dei Di Battista, dei Toninelli, dei Bonafede e delle Raggi e Taverna.
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Con questo MoVimento 5 Stelle (come con il precedente) non si va da nessuna parte, ci si possono condividere alcune idee e concetti ma rimane intatto il suo peccato originale, quell’inaffidabilità fatta di ignoranza, tracotanza, massimalismo, protagonismo e superficialità.
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Pazienza, continuerò a rispettare il suo elettorato e a sbertucciare la sua dirigenza con la consapevolezza che il governo Meloni ha più probabilità di cadere per un’insurrezione armata della Sudtiroler Volkspartei che per un’alleanza PD-M5S.
Meglio una sana rassegnazione che una compassionevole illusione.
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