ECCO…

DI SALVATORE GRANATA

 

Da Floris martedì scorso si sono confrontati Pier Luigi Bersani e Giuseppe Conte, due politici molto stimati, anche dal sottoscritto.
Entrambi si sono promessi di lavorare per una coalizione seria in vista delle prossime elezioni nazionali e non solo (per le regionali in Sardegna, c’è già questo primo esperimento con la Todde candidata presidente). Ovviamente mantenendo ciascuno il proprio punto di vista (comunque o quantomeno apparentemente molto vicino) e identità.
Conte ha parlato di questione morale, di aiuto alle fasce più deboli e di salario minimo. Bersani ha aggiunto Sanità e Fisco, passando per il Lavoro.
La piccola differenza sta però nel campo progressista e negli altri alleati che dovrebbero creare “l’armata” antimeloniana.
Mentre Bersani, pur di sconfiggere la destra, si alleerebbe perfino con Calenda (anche se a malincuore), Conte ha precisato invece che con gli affaristi non vuole avere alcun dialogo. E io sto tutta la vita con Conte.
Anche perché, non è come dice Floris: non è vero che i numeri per raggiungere la maggioranza sono da ricercare nell’elettorato opportunista renzo-calendiano e finto liberista. C’è un 30% e oltre di astensionisti che è in larga parte l’ex elettorato sia del Pd (la parte più di sinistra, non riformista o democristiana) che del Movimento 5 Stelle (che è la parte più intransigente, e tra cui, per certi versi, mi riconosco io stesso, che attualmente segue Alessandro Di Battista e la sua associazione). E poi, in minima parte ci sono quelli a cui non interessa nulla (soprattutto tra i giovani, per pura questione anagrafica e d’esperienza: anch’io a 18 anni pensavo solo al calcio e alla patatina). Ma sono pochi. Destrorsi e renziani vanno sempre a votare per mantenere i loro privilegi.
E allora, per non girarci troppo intorno: Conte capo della coalizione perché ha le caratteristiche per farlo; Bersani o Presidente della Repubblica o Ministro; e Schlein e Di Battista ministri, con il secondo agli Esteri, per sistemare la questione palestinese e tutti i danni che ha fatto prima Di Maio e adesso Tajani.
A garantire per il pd Pier Luigi Bersani, per il Movimento Giuseppe Conte e per tutti quelli con i cogl*oni girati Alessandro Di Battista.
Ovviamente l’ho fatta semplice perché non posso scrivere qui un trattato di fantapolitica, ma se si vuole uscire vincenti da questo marasma, più o meno, il progetto, con i vari programmi comuni, a mio modestissimo parere, dev’essere questo.
Pd senza renziani e mummie o trasformisti alla Serracchiani o alla Casini, 5 Stelle senza nuovi Di Maio e Cancelleri. Ognuno si turi il naso per il bene di tutti. Il momento storico attuale, richiede questo. Ancor più del passato (vista la legge elettorale scandalosa).
Amen.