GENOCIDIO VA BENE, MA CHE SIA MODERATO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Ho vissuto in Sud Africa per molti anni, un lungo e meraviglioso periodo della vita che mi ha portato ad eleggere quel paese mia patria di adozione. Sono orgoglioso che delle 206 nazioni del mondo proprio il Sud Africa, nonostante le serie difficoltà politiche, economiche e sociali di cui ancora non riesce a liberarsi, sia stato il primo paese ad accusare formalmente di genocidio Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia.
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Mi piace pensare che lo spirito di giustizia e libertà di Nelson Mandela ancora aleggi sulla “Rainbow Nation” a 24 anni dal suo ritiro dalla politica attiva e a 11 dalla sua scomparsa, ma credo che questo atto di coraggio non dipenda da un uomo o da un governo ma dalla fratellanza che unisce due popoli, quello Sudafricano e quello Palestinese, vittime entrambi di una mostruosità come l’Apartheid.
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E’ invece incomprensibile, intollerabile e ripugnante che a rendersi colpevole di genocidio sia un altro popolo, quello riunitosi sotto la bandiera dello stato ebraico, che dell’apartheid e del genocidio ha subito gli aspetti più atroci attraverso i secoli e in ogni parte del mondo.
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L’apartheid sudafricana è stata sconfitta dalla rivolta di un popolo che davanti a tanto scempio non ha esitato a ricorrere al terrorismo, ma anche o forse soprattutto dall’embargo internazionale che il mondo civile decretò contro gli aguzzini di allora. Mi domando dove sia finito quel mondo, quale maligna devastazione del sentire comune abbia portato quegli stessi governi che isolarono lo stato-canaglia che fu il Sud Africa dell’apartheid a essere oggi tanto compiacenti con Israele limitandosi a timidi e vergognosi inviti alla moderazione.