URBI ET ORBI

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Della Mamma e del Presidente non bisogna mai parlar male, del secondo in particolare perché si rischiano condanne fino a 5 anni.
E poi, diciamolo, con l’aria che tira chi potrebbe mai prendersela con un pacioso vecchietto che nelle more delle tante illusioni costituzionali dovrebbe essere l’ultimo naturale contrappeso ai deliri di chi governa e comanda?
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Per questo, pesando ogni parola, dirò che del discorso di fine anno di Mattarella ho poco da criticare. Il presidente ha toccato tutti gli argomenti che affliggono l’Italia e il mondo intero, e lo ha fatto con la stessa bonomia di un parroco e, ahimè, anche con la medesima autorità. Come un parroco dal suo pulpito ha elencato tutte le insidie del Maligno offrendoci generosamente come riparo soltanto la sua benedizione. Un po’ carente come contrappeso, ma questo abbiamo e neppure sappiamo per quanto tempo ancora.
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C’è stato un solo passaggio del discorso che mi ha fatto venire i brividi ma purtroppo è bastato, almeno alle mie orecchie, per togliere senso, credibilità e spessore a tutto il resto.
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Non si può, non se si rappresenta tutto il Paese e ciò che rimane dei suoi diluiti valori, sparare a palle incatenate contro l’attacco di Hamas del 7 ottobre e un attimo dopo derubricare a una deprecabile perdita di vite innocenti il forsennato genocidio che Israele in risposta ha pianificato e sta perpetrando impunemente contro il Popolo Palestinese.
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Se lo fai, e Mattarella lo ha fatto, la tua voce non è più quella del parroco armato solo di buoni sentimenti e di benedizioni. Se lo fai la tua voce diventa quella degli aguzzini armati di missili e di carri armati a cui, per convinzione o ragion di stato, stai facendo da spalla.
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Con buona pace dell’articolo 278 del Codice Penale.