RESTAURAZIONE

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Mi piacerebbe chiedere ai cosiddetti intellettuali di destra, a Giuli, Buttafuoco e Veneziani (credo di averli nominati tutti ma se volete aggiungo anche Pippo Franco, Montesano e Platinette) che cosa intendono di preciso quando inveiscono contro la presunta egemonia culturale della sinistra.
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La cultura di un popolo non è definita dal numero di esibizioni parlate o scritte di un leader politico o di un “maitre a penser” più affascinante e abile di altri, è invece quel piccolo bagaglio di valori condivisi su cui poggia qualsiasi progresso di qualsiasi società.
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Dalle macerie della guerra e del fascismo è nata l’Italia repubblicana, un paese che ha impiegato trent’anni per mettere insieme quel piccolo patrimonio culturale che avrebbe dovuto indicare la via da seguire alle generazioni future. Un patrimonio fatto di amore per la giustizia, di richiesta di uguaglianza, di rispetto per il lavoro, di solidarietà con i più deboli, di rifiuto della violenza. Non poteva essere che così dopo il Ventennio fascista che quei valori ha negato, la cosiddetta egemonia non era della sinistra ma dell’antifascismo che univa tutti, dai comunisti ai liberali e persino i monarchici, unica eccezione i topi di fogna che col fascismo avevano fatto le proprie fortune.
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E’ dalla nascita del berlusconismo che quei valori sono sotto attacco, da quarant’anni presi a picconate non solo dall’illegalità e dalla corruzione elevate a sistema politico ma anche da robetta apparentemente innocua come le chiappe delle veline o le isole dei famosi, squallida paccottiglia messa lì a indicare una via diversa da quella che i valori condivisi ci avevano suggerito.
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Li abbiamo visti arrivare e abbiamo lasciato che facessero i comodi loro e ancora facciamo finta di nulla mentre dal palco di Atreju promuovono non una diversa egemonia culturale ma la Restaurazione dell’antica fogna sociopolitica da cui tutti proveniamo.
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Mala tempora currunt sed peiora parantur… dell’Italia antifascista è rimasta qualche traccia?