“CINA DIFFAMATA DA USA ED EUROPA”: NON TUTTE BUGIE MA E’ GUERRA COMMERCIALE

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Leadership cinese sull’orlo di una psicosi: si sente sotto costante attacco americano. Un attacco che mira a colpirla al cuore della sua economia, attraverso una sistematica «diffamazione internazionale e di disaccoppiamento commerciale mascherato».

“Addirittura il Ministero per la Sicurezza statale

Ieri, a reagire con un pesante comunicato è stato il Ministero per la Sicurezza statale, che si è riferito a «persone con secondi fini, che stanno inventando una minaccia cinese per sconvolgere le aspettative del mercato e la crescita economica». Una guerra commerciale in piena regola”

Cina diffamata da Biden ed Europa

La Cina si sente diffamata da Biden e dall’Europa, per il martellamento di notizie ‘fabbricate in Occidente’, che dipingono il suo sistema economico sull’orlo di una crisi finanziaria dilagante. E, come se tutto questo non bastasse, il grande Paese asiatico viene anche considerato un potenziale pericolo, per il controllo esercitato sulla catena degli approvvigionamenti produttivi, dalle materie prime ai semilavorati.

“Dicono che Xi Jinping sia furibondo, per quella che vede come una vera e propria manipolazione dei mercati, fatta per tarpare le ali allo sviluppo cinese”.

I problemi reali

A Pechino, sanno di avere, in ogni caso, grossi problemi congiunturali, che vanno dalla ‘bolla speculativa del comparto edilizio’, fino alla montagna di debiti delle amministrazioni locali. Senza dimenticare il nodo, scottante, della disoccupazione giovanile, che sta diventando una delle emergenze più visibili nella crescita, abbastanza disordinata, della moderna società cinese. Proprio per questo, martedì scorso si è svolto un vertice di fondamentale importanza, durante il quale Xi Jinping ha emanato delle precise direttive.

“Lavoro economico”

Alla ‘Conferenza centrale sul lavoro economico’, non si è parlato di numeri. Quelli resteranno segreti fino a marzo, anche se Xi, incidentalmente, ha detto che l’obiettivo di crescita del Pil per il 2023 (cioè il 5%) dovrebbe essere raggiunto. Nessuno è eterno e tutti i leader, invariabilmente, vengono giudicati per i risultati conseguiti. Nel caso di Xi Jinping, la sua scommessa per lo sviluppo è anche una scommessa per il suo potere personale. Il programma prevede che tra il 2020 e il 2035 il Prodotto interno lordo della Cina raddoppi, scavalcando gli Stati Uniti. Per conseguire questo risultato, Pechino deve mantenere un trend di sviluppo intorno al 4,8% annuo. Un incremento che, mano a mano che sale l’asticella, si farà sempre più arduo conseguire.

Superare gli Stati Uniti

L’unico modo per garantire un costante aumento della produttività, sarà quello di introdurre tecnologia sempre più sofisticata nel processo produttivo. Per questo, una delle raccomandazioni della Conferenza, è quella di investire nell’innovazione. La Cina, insomma, ha sete di know-how tecnologico. Un ‘bene’ posseduto in grande quantità proprio dagli Stati Uniti, che però hanno deciso di farglielo mancare. In questo senso, la leadership cinese si è impegnata a investire ingenti risorse nella formazione scientifica di ‘fascia alta’. Identificati anche i nuovi settori dell’economia che dovrebbero essere potenziati: digitale, intelligenza artificiale, produzioni biomediche e trasportistica avanzata.

Guerra per procura con l’Occidente

Ma la guerra economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti, in un certo senso, è diventata, anche per procura, in netta contrapposizione col resto dell’Occidente e con l’Europa in particolare. Il Ministero per la Sicurezza dello Stato cinese accusa il blocco occidentale di pratiche scorrette, per esempio, per quanto riguarda l’approvvigionamento delle cosiddette ‘terre rare’. «Le risorse minerarie critiche – afferma Pechino – sono la base importante per servire lo sviluppo di nuove industrie. E sono – aggiunge – la massima priorità per la sicurezza delle risorse. Alcuni Paesi occidentali hanno costruito piccoli cortili e alte recinzioni per ottenere l’accesso a risorse minerarie critiche con qualsiasi mezzo, ostacolando così seriamente il processo di globalizzazione».

Protezionismo Usa sotto mentite spoglie

Il Ministero cinese si riferisce, chiaramente, alle sanzioni che l’Amministrazione Biden ha adottato contro la Cina, vietando le esportazioni dei microchip più avanzati. Xi Jinping ha reagito, varando delle controsanzioni, che hanno colpito l’esportazione di metalli rari destinati all’industria occidentale, attiva nel campo dell’elettronica e dell’informatica. Così, sono state contingentate e giudicate «materiale strategico di interesse nazionale» sostanze come il gallio, il litio è il germanio. Il risultato finale di questa disputa è stato, naturalmente, di mettere in difficoltà i consumatori di tutti i Paesi del mondo. Nessuno escluso.

“Da qualche giorno, le dogane cinesi hanno imposto asfissianti controlli (e blocchi) anche a tutti gli esportatori di grafite. Sostanza indispensabile per produrre le batterie dei motori per le autovetture elettriche, tanto care a Joe Biden. Ecco perché, quando cominci una guerra commerciale, il nemico che cacci dalla porta, ti rientra poi dalla finestra”.

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

16 Dicembre 2023