MEDIO ORIENTE: CINA E RUSSIA SCALZANO GLI USA COME MEDIATORI

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

Il Medio Oriente sta diventando il laboratorio diplomatico più importante del pianeta, dove gli scossoni subiti dai fragili equilibri geopolitici diventano ogni giorno che passa sempre più evidenti. Così, il blocco Cina-Russia approfitta della maldestra strategia americana (e dell’Europa, che segue gli Usa ciecamente), per proporsi come sponda per il variegato asse dei ‘non allineati’. Riallineandoli, nei fatti, dal proprio lato

Disallineati dagli Usa riallineati ad oriente

La ‘unipolarità’ vagheggiata da Biden e la ‘pax americana’ non riesce a dettare le sue condizioni a tutto e a tutti; peggio, piace sempre meno a sempre più Paesi mentre cresce il variegato mondo dei ‘non allineati’. Piccola cronaca siriana di ieri. Il Pentagono ha annunciato l’eliminazione di due esponenti di spicco dell’Isis, in un’area sconosciuta della Siria, mentre altri due civili sono stati uccisi in un raid aereo israeliano, vicino Damasco. In questo caso, il Ministero della Difesa di Gerusalemme, non ha fatto alcun commento. Rispetto al nostro incipit (l’occidente americano che piace sempre di meno nel mondo), la riflessione si lega anche a questa cronaca e, in qualche modo, la anticipa.

Siria campo di “battaglia tiepida”

Siria il campo dove i due blocchi della nuova ‘guerra tiepida’, Cina-Russia e Usa-Europa-Giappone, si sfidano, nell’attesa di raggiungere un modus vivendi. O, peggio, un punto definitivo di rottura. In mezzo, come dicevamo prima, c’è la platea dei ‘non allineati’ che, naturalmente, si fanno guidare dalla tanto deprecata ma insostituibile, bussola della ‘realpolitik’. Per questo, tendono a privilegiare relazioni capaci, di volta in volta, di garantire il connubio tra accelerazione della crescita e sicurezza nazionale. Tradotto nel campo della politica estera, questo significa avere relazioni a geometria variabile, dove il concetto di ‘alleanza’ diventa molto più flessibile. E dove i repentini cambi di fronte sono all’ordine del giorno, dettati da emergenze diplomatiche improvvise e spesso impreviste.

Medio Oriente e Golfo Persico

E qui torniamo a quello che sta succedendo in Medio Oriente e nel Golfo Persico. La foreign policy zigzagante di Joe Biden ha favorito il riemergere della presenza russa e, soprattutto, il prepotente ingresso, nella regione, di una sorta di ‘Belt and Road Initiative’ cinese che, per ora, si esprime in un ruolo di mediazione. Straordinario, ad esempio, il successo avuto da Xi Jinping nel rimettere assieme due nemici storici, come Arabia Saudita e Iran. Come altrettanto significativo può essere considerato, da qualche settimana, il riavvicinamento dell’Egitto alla Siria di Assad. Una mossa che getta nel panico gli Stati Uniti, anche perché potrebbe essere stata suggerita e, in un certo senso, teleguidata, da Mosca. Putin, infatti, ha già posto le premesse per fare ricucire tutti i rapporti tra i sauditi e i siriani, con un grande rimescolamento di carte che sta sconvolgendo gli assetti geopolitici della regione. Mettendo all’angolo gli americani e, per la proprietà transitiva, creando problemi anche all’Europa.

“Questa è un’operazione che sta andando avanti sotto traccia, mentre l’ammorbidimento con l’Egitto è stato molto più eclatante e propagandato dalla stampa”.

Putin, El-Sisi e Assad

El-Sisi e Assad potrebbero incontrarsi già alla fine di aprile, per ristabilire relazioni diplomatiche, dopo circa un decennio di sconvolgimenti. Che le cose marcino verso una vera rivoluzione diplomatica, è testimoniato dalla visita che il Ministro degli Esteri siriano, Feisal Mekdad, ha fatto sabato scorso al Cairo. Sul tavolo anche il possibile ritorno di Damasco nella potente Lega Araba, una mossa che, se riuscisse, costituirebbe una notevole vittoria per il Cremlino e un vero smacco per il Dipartimento di Stato. Blinken, infatti, già deve fare i conti con il logoramento dei rapporti con il prezioso (ex) alleato saudita, che la superficialità e la supponenza della Casa Bianca hanno spinto nelle braccia del blocco Cina-Russia. Tutto si lega. E gli errori si pagano a caro prezzo.

Maldestra politica Usa-Europa

La maldestra gestione del Medio Oriente, infatti, sta costando agli Stati Uniti e all’Europa una grave perdita di potere contrattuale in un’area che rappresenta il 30-35% della produzione mondiale di petrolio. Che almeno fino al 2035 (ma sicuramente anche oltre) continuerà a essere essenziale per l’economia dell’Occidente. E anche se può sembrare incredibile, diversi Paesi arabi sunniti, per controllare la minaccia sciita iraniana si fidano più dei ‘fatti’ russo-cinesi che delle promesse occidentali. In questo senso, secondo molti analisti, il disastroso disimpegno Usa dall’Afghanistan e la successiva ondivaga strategia mediorientale di Biden hanno capovolto molti equilibri.

Ogni vuoto viene sempre riempito

“Oggi, Cina e Russia tendono a riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti che, evidentemente, fino a un anno fa non consideravano più questa delicata regione essenziale per la loro sicurezza nazionale. La guerra in Ucraina e la drammatica crisi energetica susseguente, però, forse hanno fatto capire agli strateghi della Casa Bianca che Medio Oriente e Golfo Persico continueranno a contare ancora parecchio, nello scacchiere geopolitico del pianeta”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di 

5 Aprile 2023