VIVA L’ITALIA QUASI ANTIFASCISTA!

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

I miti dell’ideologia fascista più o meno li conosciamo tutti: l’uomo forte al comando, la patria, la razza, l’ordine, la disciplina, la forza, la famiglia e altra paccottiglia minore. Concetti labili per menti altrettanto labili, idealismi malandati che non tengono in alcun conto la realtà circostante e che per affermarsi su grande scala e sopravvivere alla prova dei fatti possono contare unicamente sull’autoritarismo.
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E’ sufficiente sottoscrivere in tutto o in parte ciò che ho appena scritto per potersi dire antifascisti? No, io non credo perché da quei concetti ridicolmente semplici e oltraggiosamente banali sopravvissuti a un ventennio di merda è germogliato nell’Italia repubblicana uno stile di vita malato e ingiusto al quale almeno parzialmente ha aderito la stragrande maggioranza degli italiani.
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Un vaso di Pandora pieno di corruzione, di ipocrisia, di voltagabbana, di prevaricazione, di evasione fiscale, di raccomandazioni, di previlegi rubati e di diritti negati, di furbizia, di forti coi deboli e deboli coi forti, di amichevoli tolleranze e ostili rigidità. Tutta roba che condanniamo ma che abbiamo imparato a sistemarci nella maniera che più ci fa comodo, come scroti e tette quando l’intimo ci va un po’ stretto.
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Per dirsi antifascisti occorre sostenere il contrario del fascismo che non è affatto la democrazia. Il suo contrario sono l’onore e l’etica, roba non negoziabile.