“NOI TIREREMO DIRITTO!”

DI MARIO PIAZZA

 

 

La frase mussoliniana e la relativa insulsa canzoncina delle camicie nere sembrano echeggiare a Palazzo Chigi, nell’aula del Consiglio dei Ministri e nelle segreterie dei partiti, provate voi a distinguere se di destra, di centro o di sinistra.

La sfida questa volta non è lanciata all’Europa che con le sanzioni del “complotto pluto giudaico massone” provava a fermare l’irresistibile ascesa del nazifascismo.

Questa volta le parti si sono invertite, questa volta è Mario Draghi in rappresentanza dell’Europa liberista del capitale e delle banche a sfidare quei sindacati che non si sono lasciati comprare e che, finalmente in rappresentanza di chi davvero se la passa peggio, hanno osato proclamare lo sciopero generale di dopodomani.

A sentire i leader dei partiti (partiti per la tangente) sembra che lo sciopero più sacrosanto e comprensibile della post-democrazia liberista sia un sasso tirato alla culla di Gesù Bambino e non un atto di lotta popolare e democratica di chi ha poco o nulla contro chi, fatta eccezione per il malcongegnato reddito di cittadinanza, da decenni ha formato governi che senza vergogna hanno avvantaggiato tutti gli altri, da chi sta benino fino ai ricchi e agli straricchi.

Mi auguro non solo che lo sciopero abbia un successo travolgente ma che i sindacati sappiano rispondere all’indifferenza di Draghi con la stessa frase: “Tireremo diritto anche noi, e vediamo chi ha più da perdere!”