PUTIN D’ARABIA

DI PAOLO DI MIZIO

 

Putin è arrivato ieri, 6 dicembre, negli Emirati Arabi.
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Nonostante fosse una visita di poche ore, è stato accolto con onori senza precedenti: la guardia di palazzo schierata con le sciabole sguainate in segno di saluto lungo la strada dall’aeroporto al palazzo; la guardia a cavallo ugualmente schierata sull’altro lato della strada; la città tappezzata di bandiere russe e, appena Putin è arrivato a palazzo, la pattuglia acrobatica aerea ha sorvolato la capitale spargendo fumi con i colori della bandiera russa. Il tutto costituiva un chiaro messaggio all’Occidente: il nostro cuore batte dalla parte della Russia.
“I rapporti tra Russia ed Emirati hanno raggiunto livelli senza precedenti” ha dichiarato Putin nella conferenza stampa.
Poche ore dopo il leader del Cremlino è arrivato in Arabia Saudita, anche qui accolto da eccezionali misure d’onore. Il principe regnante Mohammad bin Salman gli è andato incontro sorridendo, stringendogli la mano con entrambe le mani, mentre il sorriso stampato sul viso del principe gli raggiungeva le orecchie.
E pensare che l’ultima volta che Biden è andato in Arabia Saudita rifiutò la stretta di mano di Mohammad bin Salman, il quale poco dopo, seduto al tavolo della riunione, gli disse: “L’America è il paese più criminale del mondo, ha ammazzato milioni di persone in Iraq, Libia, Afghanistan. Non ha nessun titolo per darci lezioni di moralità”. Biden se ne tornò a casa con la coda tra le gambe.
Tutto scorre, nel fiume della Storia, e tutto si tiene.
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