IL CENTRO DELLA DISPERAZIONE

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Con le luci accese sulla guerra in Palestina, la “questione Migranti” resta al buio.

Eppure partono, partono ancora e sempre su quelle barchette di lamiera pronte a spezzarsi in mare e a consegnare alle statistiche i morti per naufragio.
Continuano a Sfax le processioni dei Camminanti che sono arrivati fino a qui attraversando il deserto.
Vengono dal Chad, dal Camerun, dalla Nigeria.
Come sempre.
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La Garde Nationale tunisina interviene , sfascia le barche, disperde i Profughi.
Ieri, all’arrivo della Police scappavano, si rifugiavano nelle campagne, si nascondevano negli ovili, oggi NO, oggi attaccano i militari con pietre e bastoni, li costringono alla fuga e bruciano le loro auto.
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Sfax torna ad essere il “centro della disperazione”.
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Ci ho messo più di sei ore per arrivare qui.
Posti di blocco, deviazioni, forti piogge.
Tutto questo per vedere accampamenti distrutti, i segni dolorosi di una rivolta che ancora una volta saccheggia la speranza.
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I pochi volontari presenti sono intimiditi, sia dalla presenza dei militari che dalla rabbia dei Profughi.
I Camminanti sono sparsi tra Al Amra e Sfax, nella regione di Al Hamaziah, quella che da sempre é la porta per fuggire dalla Tunisia.
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Mandano avanti i bambini per chiedere un po’ d’acqua e un po’ di cibo, necessari per sopravvivere un giorno sperando “domani” di poter scappare.
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Ma ormai anche il domani é un giorno come tutti gli altri, fatto di delusioni, di rabbia, di dolore.
Montiamo alcune tende sotto lo sguardo severo dei soldati che non apprezzano.
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La loro presenza ovviamente intimidisce, nessuno si avvicina.
Li preghiamo di andare via, di darci la possibilità di fornire aiuto.
Prendono a calci le bottiglie d’acqua, i sacchi di riso.
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Poi, finalmente se ne vanno e dietro gli alberi spuntano le prime teste coi riccioli neri.
Prendono e scappano nuovamente a rintanarsi.
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In attesa di “domani”.