TRACOLLO TUNISINO

 

DI CLAUDIO KHALED

ll cane a sei zampe, chiamato familiarmente Eni, scappa dalla Tunisia.
Verranno veduti o semplicemente dismessi, i pozzi petroliferi nel sud tunisino e smantellate le relative infrastrutture.
Dopo la Shell, anche l’Eni, ritiene che non esistano più le condizioni per continuare l’estrazione del petrolio e gas dal sottosuolo, resa difficile dalla situazione sociale in continua fibrillazione.

Il “Pianeta Tataouine” come viene chiamato normalmente, in onore del film “Star Wars” nel desertico sud tunisino é sicuramente il più provato dalla grave crisi economica, resa ancor più drammatica dall’emergenza Covid.
Negli ultimi tempi si sono susseguite numerose manifestazioni di protesta dei cittadini che hanno causato non solo scioperi nel comparto petrolifero ma soprattutto blocchi stradali che hanno reso difficile, la situazione nel territorio.

Con un salario medio mensile di 150 euro, l’operaio tunisino non riesce a mantenere una famiglia e a far fronte a tutte le spese che l’inflazione fa crescere di giorno in giorno.
Da qui le continue proteste e la decisione del “Cane” di lasciare l’attività.
L’Eni vorrebbe vendere, ma per il momento non esiste nessuna compagnia disposta a rilevare il suo impegno e difficilmente ce ne sarà una.
Nemmeno il Governo tunisino, alle prese con una crisi economica allarmante ed una sanitaria ancor più grave, può pensare di rilevare le quote del “Cane”.

Il Ministro dell’Economia ha fatto sapere che nei prossimi giorni attende una risposta dai Governi europei e dai Fondi internazionali, alla sua richiesta di “prestito” (l’ennesima) necessaria per pagare Stipendi & Pensioni.
Senza tale prestito, che non sarà ovviamente mai reso, lo Stato scivolerà inevitabilmente verso la bancarotta.
La storia di un tracollo annunciato.

Ma, anche se l’ennesimo aiuto venisse concesso, la situazione economica non migliorerebbe.
E’ solo un provvisorio tappo che richiederà a breve, sempre più interventi misericordiosi dei Paesi stranieri e dei Fondi d’Investimento.
La decisione della Banca Centrale di stampare carta moneta per aumentare il flusso di denaro in circolazione, ha reso il Dinaro sempre più debole sui mercati di scambio internazionali.
In pratica, all’estero, oggi ha lo stesso valore dei soldi del Monopoli, anche se il tasso di scambio con l’euro, fissato a 3,3 é rimasto ufficialmente invariato.

Ma é solo un tentativo di svuotare il mare con un cucchiaino.
Presto si dovranno fare i conti con le indispensabili importazioni dall’estero (Europa) ed il relativo pagamento delle fatture.
Già oggi, molti prodotti provenienti da Italia e Francia, hanno subito un forte rincaro, mettendo in crisi il settore tecnologico.
I pezzi di ricambio per esempio di auto, telefoni, tv, treni o semplici scooter, sono introvabili.
Si ricorre ai surrogati cinesi.
Che durano dall’alba al tramonto.

Le previsioni ottimistiche sul rilancio del Settore Turismo in estate ed il conseguente afflusso di moneta estera, é destinato a naufragare, vista l’emergenza sanitaria.
Molti alberghi non apriranno i battenti e si perderanno di conseguenza migliaia di presunti posti-lavoro facendo lievitare il tasso di disoccupazione, oggi stimato al 20% (50% tra i giovani).
Anche questo dato, dev’essere preso con le pinze.
Fonti “ufficiose” parlano di una cifra superiore al 35%.

L’unico Settore che non risente della crisi é quello delle Fughe.
Si moltiplicano le barche in rotta verso le coste italiane.
Nei primi mesi del 2021 l’aumento é stato del +185%.
I numeri dicono tutto.
Purtroppo.