GIULIA CECCHETTIN

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Giulia Cecchettin morta.

E poi Semplicemente rumore.
Moltitudini di parole si deformano invischiate nel humus culturale ottuso e secolare da cui non ci si libera per incapacità manifesta.
Telemeloni sull’argomento si esprime nel solito modo inutile quanto patetiche sono le strumentali dichiarazioni degli oppositori indispettiti per l’offesa alla pluralità dell’opinione.
A Domenica In, orripilante contenitore di sciocchezze domenicali in cui milioni di affezionati si tuffano teleguidati dalla conduttrice su cui nessuno, e giustamente, solleva dubbi su stipendi età e opportunità che dia spazio a giovani. Ciò per annotare la croccante ipocrisia di cui soffre lo stormo di acculturati gabbiani gracchianti nei cieli sporchi del social network.
Ospiti della Venier due esponenti del governo: Rita Dalla Chiesa a Simonetta Matone.
Santa famiglia tradizionale sia tu benedetta. Perfetta l’unione tra uomo che dispone e fatica e donna accuditrice e “mamellosa”(termine inventato) educatrice. Ella canterà note sublimi tra fornelli, panni e tappeti in attesa che lui torni a casa e si complimenti per la sequela di leccornie culinarie preparate per omaggiarne le doti per cui è stato scelto. Cioè no, per cui la donna deve scegliere che è un po’ diverso. Ma le sottigliezze non ci interessano e purtroppo la povera Giulia lo sa bene.
Certi assiomi educativi sottintesi e serpeggianti, la cui sostanza pressappoco giurassica è la pelle di cui siamo rivestiti, non possono che portare ai vaneggiamenti amplificati dalla nostra blasonata rete ammiraglia. Dice per esempio la Matone il cui buon senso allineato al retaggio culturale conservatore non può venir meno : “Nella mia carriera purtroppo ne ho viste situazioni simili e sono uomini italici, figli di donne tipicamente italiche. Sono atteggiamenti che tendono a perpetrarsi. Cosa voglio dire: sono archetipi che si perpetrano attraverso l’educazione, l’esempio, il perdonargliele tutte, il pensare che questa ossessione sia amore. Io non voglio crocefiggere questa povera donna che sarà distrutta ma il problema è quello. Io non ho mai incontrato dei soggetti gravemente maltrattati, gravemente disturbati, che avessero però delle mamme normali, No ne avevano.”
La Matone, pregna di misericordia, non vuole crocefiggere nessuna ma tutti i soggetti gravemente disturbati, non avevano “mamme normali.” Qualcuna è stata forse crocefissa? Naaaaaah. Queste donne  “anormali” secondo la deputata leghista prendono botte, non reagiscono, fanno vivere il figlio in un clima di terrore e violenza e fanno credere che sia normale, non si ribellano mai, subiscono ricatti di tutti i generi e “impongono” questo modello familiare al proprio figlio che lo perpetrerà. “perché i maltrattamenti familiari sono una catena di Sant’Antonio”
Nell’analisi, si fa per dire, della specialista Matone, se per un momento compare il padre picchiatore alla radice c’è sempre una mamma che garantisce – con la sua passività derivante da errori educativi di altre donne naturalmente dato che sono loro a educare e non altri- il perpetuarsi di un modello su cui manca del tutto una proposta politica costruttiva atta a demolirlo. Non si specula su come superare un errore culturale, secondo il consueto, inutile, ottuso, ignorante metodo trasversale italiano e particolarmente nella Dx, si cercano colpevoli e questi, tristemente, sono donne. Pertanto, casomai Giulia non fosse stata assassinata, vittima della madre che non le ha offerto strumenti per scegliere un fidanzato “normale”, figlio di mamma “anormale”, avrebbe anch’essa garantito all’Italia altri mostri…
Non c’è un’analisi del perché di un modello sbagliato, c’è solo che lo garantiscono donne “non normali”. E se le cose stanno così, dato che per la Matone le donne sono uniche reponsabili di un orrore che si pepetua, in che consiste la presunta superiorità della famiglia tradizionale se questa produce maschi potenzialmente EFFERATI assassini.
Onestamente? Credo che l’Italia soffra della sindrome di Stoccolma più clamorosa della storia, rapita dal maschilismo più subdolo, se l’è addirittura sposato nonostante la calamitosa evidenza. E tante donne sono letteralmente felici di immolarsi al patibolo che continuerà a farne mattanza.
Ricorda tanto la politica: più si è coglioni e più si è votati.