L’ EUROPEISMO ALL’ ITALIANA

DI GIOACCHINO MUSUMECI

 

Immagino che dopo aver sentito parlare di europeismo fino alla nausea, sento di poter dire che abbiamo un problema proprio con l’europeismo, lo scudo sbandierato contro qualsiasi obiezione all’ obbligo di prostrarsi davanti a un futuro dai connotati catastrofici su cui vige il divieto di concentrarsi.
Ma visto che l’europeismo non può dissociarsi dalla politica nostrana e un po’ villana, considerato che siamo in clima elettorale, tanto vale operare qualche riflessione senza pretese di verità il cui esercizio appartiene a personaggi molto più idonei di me.
Per quanto mi riguarda in Italia l’Europeismo è una specie di strano miraggio, un’idea scollegata dalla realtà come qualsiasi speculazione politica limitata al recito dell’astrazione. Ciò non significa bocciare l’europeismo ma chiarire che i nostri politici per non dire di certa utenza, ne parlano a sproposito e male.
In realtà i nostri politici europeisti non divulgano principi tesi alla condivisione del benessere in una società europea equa. Pare infatti che i principi di equità e uguaglianza siano lontanissimi dall’europeismo italiano “fondamentalizzato” in “Draghismo” e agende dai contenuti arcani oltre la liberalizzazione indiscriminata dei beni pubblici e l’erosione dei diritti collettivi.
Per esempio Matteo Renzi e Carlo Calenda, Emma Bonino, Luigi Di Maio, si professano europeisti ma tanto fervore ideologico si riduce a un idea di società quasi bifasica in cui possiamo individuare due categorie prevalenti: sfruttatori e sfruttati. Alla categoria degli sfruttati appartiene la maggioranza della popolazione a cui spettano prossimi sacrifici dopo anni di vessazioni cominciate con la crisi del 2008 e culminate con la pandemia combattuta, posso dirlo, a casaccio e con mistificazioni di diversa natura. Anche quello è stato europeismo.
Essenzialmente l’europeista nostrano, sia esso cittadino comune o politico è un propagandista dell’idea che europeismo e liberismo estremizzato da speculazioni finanziarie addirittura amplificate da deregolamentazioni del mercato possano fondersi insieme senza lesionare le Democrazie e i diritti costituzionali che diventano una mera funzione delle risorse pubbliche disponibili.
In questo senso l’Europeismo diventa il soprabito del più trucido capitalismo che l’europeista mediocre, cioè tutti da Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni non osano contestare perché preferiscono “bullizzare” chiunque sollevi la questione del diritto collettivo e le sovranità nazionali che, secondo un europeismo distorto, devono soccombere a un mostro finanziario sovranazionale.
E’ ovvio che il contenuto di questo post verrebbe immediatamente incorniciato come populismo ma la verità è che il populismo da borghesi un po’ fregnoni è quello degli europeisti italiani a stelle e strisce, clamorosa novità del 2022, artistica creazione mediatica successiva al conflitto Ucraino. Dopo una disamina dei dibattiti intercorsi tra Febbraio e Luglio possiamo affermare che l’Europeismo nostrano non esiste poiché, come dimostra la continua distorsione dei principi basilari della Costituzione, esso è la risultante del dominio di principi liberali professati dall’oligarchia europeista italiana, lontanissima dal cittadino e insinuata nel quotidiano di chi non si cura di capire come dai principi europeisti che risalgono addirittura a Voltaire, si sia giunti a un Europa ideologicamente fallimentare e succube di due superpotenze militari che ne fanno brandelli.
L’Europa post bellica è ancora lì nonostante la dissoluzione dell’Urss e non può esistere europeismo autentico, se non una pagliacciata, quando questo sia dominato dalle aspirazioni imperialiste di Washington e Mosca. Pertanto sentir parlare in clima elettorale di Europeismo per bocca di qualsiasi politico nostrano o utente galvanizzato dalla propria ignoranza fa davvero scompisciare dalle risate. Siate Europei ma non prima di essere Italiani con aspirazioni di un futuro equo e giusto per tutti.