LA SUPERFICIALITA’

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Guerre e malattie a parte, la superficialità è la cosa che più mi sconforta nel secolo in cui per dirla con Umberto Eco “Internet ha dato diritto di parola a legioni di imbecilli”.
Dovrebbe essere il contrario.
A me fa impressione come quel pezzo di plastica e silicio che ci portiamo ovunque contenga tutto lo scibile umano da cui potremmo attingere a piacimento per formarci un’opinione almeno decente e invece tutto ciò che gli chiediamo è di fare belle fotografie che raramente andremo a riguardare e di darci un pubblico davanti al quale dimenare a scelta il nostro culo o la nostra stupidità. Ci muoviamo nella conoscenza come zecche su un cane, cerchiamo il punto più morbido e accessibile e lì ci ancoriamo per il resto della nostra vita succhiando stupidaggini fino a scoppiarne.
“Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” scrive Dante per bocca di Ulisse, e invece è proprio ciò che siamo diventati.
L’importante è schierarsi, fare in fretta a scegliere la curva che più ci piace e da lì declamare le nostre stupidaggini, e più esse sono possenti è più le urliamo per non sentire quelle degli altri.
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Esclusi i presenti, naturalmente.