INDECENZA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

La dinamica è sempre la stessa che ci si trovi al bar, in spiaggia, dal parrucchiere o ai giardinetti. In comune questi luoghi hanno il fatto che la maggior parte dei presenti non chiede di meglio che di passare un po’ di tempo.
Uno la butta là, un pensiero qualsiasi sull’argomento del giorno, per esempio la mafia, e si guarda in giro in attesa che qualcuno interloquisca. Attesa brevissima, subito arriva un rinforzo o un contrasto da parte di qualcuno dei presenti. Il ghiaccio è rotto e dove si parla in due si parla in tre, e poi quattro, e poi cinque… Tutto legittimo e piacevole e poco importa se l’argomento è spinoso e complicato, anzi meglio perché più è difficile e più qualsiasi castroneria ha diritto di cittadinanza.
Ciò che invece non accade mai, né al bar, né in spiaggia, né dal parrucchiere né ai giardinetti, è che alla discussione prenda parte la persona delegata a studiare, gestire e possibilmente risolvere la faccenda in questione. Una persona con i titoli accademici giusti, con tutte le informazioni disponibili e con l’autorità del ruolo a cui è stata chiamata, e questa persona che cosa fa? Spara senza ritegno una scemenza talmente colossale da far apparire tutte le altre come autorevoli opinioni: “I mafiosi non parlano al telefono”.
Per carità, ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole ma decenza vorrebbe che ciò avvenisse nei luoghi che ho nominato e non dal vertice di un ministero che ha decine di migliaia di dipendenti e che costa allo stato qualche miliardo l’anno.
Decenza vorrebbe che la persona in questione lasciasse una poltrona tanto prestigiosa e si avviasse di sua spontanea volontà verso una più consona panchina dei giardinetti, e se ciò non avvenisse decenza vorrebbe che chi gli ha procurato quella nomina ce lo accompagnasse per mano. E invece no, leggo stamattina che la sua capa gli ha rinnovato immutata stima e fiducia dando intrinsecamente degli imbecilli a tutto il resto del paese.
Il fascismo è anzitutto questo, mirabilmente condensato nella famosa frase del Marchese del Grillo “Perché io sono io, e voi…”