GOVERNO CONTRO MAGISTRATI

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

La vicenda che ha interessato la giudice di Catania è carne sul fuoco dello scontro, regolarmente negato, tra poteri dello Stato, elemento che erode non poco la consunta fiducia nelle nostre pericolanti istituzioni.
Da anni si consuma uno scontro tra magistrati e politici che non risparmiano descrizioni dalla magistratura al pari di un organismo indisciplinato che non esegue ordini impartiti dall’esecutivo. E non si vede perché, in barba ai dettami della Carta, il magistrato dovrebbe subordinare il proprio operato alla preferenze del governo in carica.
Dunque il dibattito scatenato proprio dalla premier in occasione del problema Santaché/Del Mastro, non avrebbe ragione di sussistere.
Men che meno quello scatenato da Salvini & friends.
Si tratta dunque di argomento politico su cui vengono interpellati luminari d’ogni sorta che, a parer mio, come nella storia dei “Dotti medici e sapienti” descritti anni or sono da Edoardo Bennato, non concorrono a chiarire la faccenda.
Per esempio è intervenuto Francesco Munari, esimio professore di diritto dell’ Unione Europea all’università di Genova. Questi sentenzia che “Spetta allo Stato, non ai giudici, stabilire se un paese è sicuro”. Ciò a commentare la decisione dei tribunali di Catania e Firenze di non convalidare il trattenimento di diversi migranti, pare 4 in tutto, giunti dalla Tunisia considerata luogo non sicuro.
A questo punto nasce l’ovvia questione delle definizione di Stato, composto come ben conosciamo da tre poteri distinti e reciprocamente indispensabili nell’assetto democratico. Potere legislativo, esecutivo e giudiziario costituiscono l’impalcatura della democrazia. Dunque non è dato sapere come i magistrati possano escludersi dalla decisione se il potere giudiziario è un costituente fondamentale dello Stato che definisce se un paese è sicuro.
Quindi a meno che la Costituzione non sia stata riformata a nostra insaputa, lo Stato, perciò anche i magistrati rappresentanti del potere giudiziario, devono poter stabilire se un paese è sicuro oppure no.
Nell’articolo pubblicato sul “Foglio”, il professore, forse conscio di aver usato impropriamente il termine “Stato”, si corregge e spiega che “spetta al governo accertare se i richiedenti asilo provengono da un paese sicuro”.
Questa precisazione non risolve ma peggiora.
Messe la cose in questo modo il potere dell’esecutivo è indiscutibile e contiene perfino quello giudiziario poiché la decisione del governo è esclusiva. La magistratura è dunque vassallo a cui è attribuito sentenziare secondo contenuti inopinabili. Ma nell’assetto democratico il magistrato è indipendente e l’operato del governo è appositamente controllato dai giudici della Corte Costituzionale non da parlamentari o ministri. Possiamo girarla come vogliamo ma la polemica sull’argomento è pretestuosa perché la discrezionalità del giudice può fortunatamente trascendere i desiderata del governo quando questi cozzino con la libertà dell’individuo, sia esso richiedente asilo che non.
Ancora più risibile il tentativo di esautorare la magistrata catanese colpevole di aver “insultato” poliziotti rappresentanti dello Stato. Ecco, se l’osservazione viene da una banda di storici separatisti razzisti, il cui capo affermò sul tricolore, principale simbolo del Paese di cui è ministro, che sarebbe servito per pulirsi le terga, posso solo concludere che i primi a doversi dimettere dai ruoli occupati (MALE) sono proprio i leghisti, dal primo all’ ultimo.
Dire che la magistrata dovrebbe dimettersi per un video è l’ennesima dimostrazione plateale di una Lega di inabili al ruolo. E se una magistrata, per alcuni, non dovrebbe avere atteggiamenti militanti, va ricordato che una Ministra, ben prima della magistrata, non può rubare risorse dello Stato né può ignorare che la Repubblica è fondata sul lavoro, POSSIBILMENTE RETRIBUITO.
Spesso tacere è meglio che farsi piovere addosso una valanga di vergogne.
Ciao belli, ritentate con maggior fortuna, per ora le avete solo prese.
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Palla al centro e ricominciamo.