NAPOLI – “LA SCELTA DI ADL PER RESTARE AGGANCIATI AL TRENO SCUDETTO”

DI ADOLFO MOLLICHELLI

 

NAPOLI – In concomitanza con le quattro giornate di Napoli avevo parlato delle quattro giornate del Napoli e non immaginavo che quest’ultime avrebbero meritato di entrare nella storia, seppur minima del pallone.

Le quattro giornate del Napoli le avevo identificate nelle partite di campionato con Udinese, Lecce e Fiorentina e nella sfida casalinga con il Real in Champions. Non mi avevano entusiasmato più di tanto le pur schiaccianti vittorie contro la squadra furlana, la più scarsa della massima serie, e contro quella salentina che s’era sgonfiata psicologicamente dopo la sconfitta subita dalla Juve. Sembrava, comunque, che i campioni d’Italia avessero ripreso a girare nel verso giusto anche se le note pecche erano rimaste tutte lì, latenti.

La sconfitta con quei marpioni della casa blanca ci può stare, corsi e ricorsi storici dicono che neanche quando c’era Lui si è riusciti a battere il Madrid e anche Ancelotti s’è tolto lo sfizio.

Il tonfo è stato quello contro la Fiorentina che aveva giocato contro il Ferencvaros addirittura due giorni dopo. E dopo la sberla dalla Lazio, quella dalla viola, quest’ultima senza se e senza ma, senza alcun appiglio cui tenersi. Italiano ha inferto al sergente francese una lezione di calcio champagne, come quello che “beveva” il Napoli del pelato di Certaldo. Uno spettacolo da godersi se non ci fosse stato di mezzo quell’amor antico per il benedetto Ciuccio.

Credo che Aurelio Primo si sia mangiato le unghie (le porta lunghe o corte, chissà!) delle dita di entrambe le mani, quelle mani con cui aveva deciso di porgere la penna per la firma del contratto proprio al tecnico della Fiorentina, la prima scelta per il dopo Spalletti. Poi, non se ne fece nulla ed ora si dice che non s’agì per ragioni etiche. Peccato!

La pausa per gli impegni della Nazionale sarà forse l’occasione per la rivoluzione. O meglio: per il mea culpa. Il dilemma è amletico: cacciarlo o non cacciarlo? E chi, al posto del sergente francese? I guasti del Garcia con l’accento sulla a sono stati sin qui inenarrabili e perciò non li elenco neppure, tanto sono sotto gli occhi di tutti. Ragiono: il tentativo di agganciarsi al vagone scudetto e prolungare il più possibile l’avventura nella coppa che elargisce soldi in quantità o la rifondazione in vista della prossima stagione?

Una cosa è certa (parlo a titolo personale, ci mancherebbe): non credo nei traghettatori, tranne che in Caronte.

 

Articolo di Adolfo Mollichelli , dalla redazione di

11 Ottobre 2023