DOSSIERAGGIO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Chiunque abbia esperienza di manifestazioni non ha alcun dubbio che quel tizio in maglietta celeste sia un agente in borghese.

Il cordone di polizia non è di quelli che si spostano spesso in maniera confusa tra i manifestanti in base alle necessità, si tratta di un presidio fisso e quella zona deserta tra i poliziotti e i loro veicoli è considerata “area operativa” interdetta a chiunque. Se questo fatto oggettivo non bastasse a convincervi basta osservare la disinvoltura con cui il “cameraman” si fa largo nel cordone di polizia giungendo dalle loro spalle, senza contare il suo interesse esclusivo per i volti dei manifestanti.
Normale routine, ma che il video spunti a tempo di record dopo 5 anni non lascia alcun dubbio che si tratti di dossieraggio, quell’attività illegale che scheda come pericoloso sovversivo chiunque abbia opinioni diverse dal governo.
Ministro degli Interni era Salvini all’epoca di quella manifestazione contro il sequestro dei naufraghi della Diciotti, lui era il sequestratore e da lui dipendeva quel poliziotto in borghese e sempre lui usa oggi da vicepremier quel materiale per screditare e addirittura chiedere la radiazione di chi pretende di applicare le leggi che non gli aggradano.
Sarebbe il caso, prima che sia troppo tardi, che la piantassimo di considerare Salvini un suggestivo divoratore di salamini per vederlo nella sua vera luce: quella di eversore dell’ordinamento democratico, alla pari con Gladio e con la loggia massonica P2.
Detto questo, piantiamola anche con la ridicola cantilena del giudice che deve non solo essere imparziale ma anche apparire tale. Tesi non solo antidemocratica perché quando si toglie la toga il giudice è un cittadino qualsiasi ma anche astrusamente comica perché se così fosse un giudice antimafia non potrebbe giudicare i mafiosi.
E’ con questa versione deformata della “legittima suspicione” che Berlusconi ha preso per il culo la Giustizia per 30 anni, spostando e ritardando i processi come più gli faceva comodo.