DIO, PATRIA, FAMIGLIA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Ci siamo abituati a chiamare “diritti civili” le prerogative insite in ogni essere umano in quanto tale, robetta di poco conto come il proprio pensiero, i propri sentimenti, i propri gusti e persino la propria morte.
Si tratta della natura umana ed è così e basta, chiamarli diritti fa pensare a qualcosa che potrebbe essere negato.
Chi ha letto “1984” di Orwell ricorderà la Psicopolizia e il surreale condizionamento a cui il popolo veniva sottoposto e come chi tentava di resistere scompariva semplicemente nel nulla.
Ad emulare il Grande Fratello ci hanno provato tutti i dittatori, con i gas di Hitler, con i gulag di Stalin, con i campi della morte di Pol Pot, con le forche di Khomeini e con le lapidazioni dei Talebani e tutti hanno fallito. Hanno fallito perché contro la natura umana non si può andare, proprio come non si può rendere carnivora una pecora o far volare una tartaruga.
Li abbiamo chiamati dittatori, cattivi e sanguinari, ma mentre lanciamo contro di loro anatemi e maledizioni non ci accorgiamo che una parte delle nostre democrazie liberali sta tentando di fare la stessa cosa, certo in maniera meno cruenta ma con la stessa idiotica pervicacia.
E’ la negazione della natura umana che si nasconde dietro il ridicolo e apparentemente innocuo slogan “Dio patria famiglia”, e che a gridarlo siano gli spagnoli di Vox, o la Le Pen, o Viktor Orban o Giorgia Meloni non fa proprio nessuna differenza.