LA PREGHIERA

DI CLAUDIO KHALED SER

 

E’ venerdì, il giorno della preghiera.

Alle prime luci dell’alba parte il canto dell’Imam dai minareti, uno ad uno tutti diffondono l’invocazione a dio di usare la misericordia.
Oggi, ogni parola sarà dedicata alle vittime del terremoto marocchino e del ciclone libico.
Ma non si dimenticano coloro che affrontano il mare rischiando la vita.
La preghiera é l’unico conforto e l’unica speranza.
Resterà inascoltata.
L’inesistente non può fermare una terra che trema né una diga che si spezza.
L’Inesistente non può soccorrere le Persone sulle onde.
L’Inesistente non conosce la pietà o la misericordia.
Eppure le moschee si riempiono di Persone in preghiera, fedeli che ringraziano d’essere ancora vivi, che supplicano di non dover affrontare quello che i loro fratelli di Derna e di Marrakech stanno subendo.
Persone che chiedono al loro dio di tenere a galla una barca, di salvare quelle vite in balia del mare.
La preghiera é il simbolo della disperazione e dell’impotenza.
Quando non hai più nessuna speranza, quando capisci che non puoi nulla, quando sai che stai rischiando la vita, ti affidi all’Inesistente affinché ti protegga.
Continua il canto ed é come un lamento che sale verso il cielo.
Come un palloncino che vola via, si perderà tra le nuvole, scomparirà alla vista e qualcuno sognerà che ha raggiunto la casa del padre.
La realtà é che siamo tutti orfani.
Possiamo contare solo su noi stessi, sulla forza delle nostre braccia, sulla volontà di aiutare gli altri, sul cuore che ci mettiamo per dividere le altrui sofferenze.
Tutte cose che nessun dio si sogna di fare.
E’ venerdì, la piccola moschea é piena di gente, molti stendono i tappetini lungo la strada, altri cercano riparo dai raggi del sole che già a quest’ora rende calde le ore.
Non ci sono donne, sono rimaste a casa a pregare nelle loro stanze, l’Inesistente non le vuole a mischiare le loro suppliche con quelle degli uomini.
E mentre pregano la terra trema ancora in Marocco.
E mentre pregano il fango restituisce altri corpi in Libia.
E mentre pregano, altre barche di ferro salpano, dirigendo la prua verso Lampedusa.
I “disperati” una volta arrivati, non verranno accolti da nessun dio, ma dagli uomini e donne dell’isola.
Loro sono i misericordiosi.
Loro sono la mano amica che li trascina fuori dall’acqua, che offre un piatto di pasta ed una bottiglietta d’acqua.
Uomini e Donne di Lampedusa che rendono lo straordinario semplicemente normale.
Forse loro sono il dio che stanno pregando e di certo sono quanto di più vicino esista all’amore fraterno.
L’Inesistente ha un volto, ha mani che aiutano, ha occhi pieni di comprensione, ha cuore.
L’inesistente é li e si chiama Lampedusa.