UN MAESTRO

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

Non mi piace parlare al passato di chi non c’è più, sarebbe come darla vinta al tempo sui ricordi, alla morte sui sentimenti.
Le belle persone restano, ci sono sempre.
E Domenico De Masi è una bella persona.
.
.
Non ho la fortuna di conoscerlo personalmente, solo il rimpianto che si aggiunge a tutti gli altri per quella telefonata che non gli ho mai fatto, ma ne ho una stima profonda.
La sua è una delle voci che mi sono sempre fermato ad ascoltare, nel vocio osceno degli altri figuranti di quarta fila.
Era un Maestro, di quelli che non esistono più, cancellati da un modo di vivere e pensare che ci è sfuggito di mano, e forse anche noi non vedevamo l’ora di liberarcene in cerca di uno più semplice, con meno domande a cui dare risposte.
E poi mi ha sempre ricordato i miei, di maestri, soprattutto il primo, e come successe allora, anche da lui ho da imparare molto. Non la conoscenza, no, per quella c’è Google, ma la sapienza: sviluppare il pensiero che dalla conoscenza deriva e fare in modo che le dia un senso, come mettere insieme pezzi di un puzzle.
E poi ho da imparare il rispetto, la qualità più alta che un uomo possa esprimere, e quel suo sorriso, la sua serenità del vivere.
Delle sue idee condivido più o meno tutto, da quelle sul lavoro e su un modo diverso di intenderlo più in sintonia col nostro tempo, alla parte dove schierarsi, al suo essere di sinistra, al suo appoggio al Movimento e al suo battersi per il reddito di cittadinanza. Pensare che molti di quelli che fingono di piangerlo sono gli stessi che hanno fatto di tutto per toglierlo mi fa gonfiare le vene della rabbia.
E se oggi lui è da qualche altra parte, in fondo la vita è solo un passaggio, il suo pensiero e le sue idee sono ancora qui, più vive che mai.
.
Averne cura, portarle avanti e conservare la sua memoria dipende solo da noi.