ECCO L’ ITALIA AL CONTRARIO

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Leggere che la ragazza stuprata a Palermo è stata coperta di insulti e minacce a tal punto da doversi rifugiare in una comunità protetta testimonia in pieno che assurdo problema abbiamo, qualcosa di abnorme su cui dibattere giornalmente data la gravità non solo dello stupro ma dello schifosissimo “dopo”.
La professoressa palermitana ha ragione: “che Italia di falliti!”
Preferiamo tacere o considerare il tema secondario perché è troppo impegnativo riconoscere i nostri stessi pregiudizi, ammetterli e risolverli.
In questo paese la cui dignità ormai è pressappoco quella della cacca, la vicenda dello stupro di branco, la difesa vigliacca degli stupratori e le colpevolizzazioni secondarie, gli insulti e le minacce alla ragazza, l’ignorarla mediaticamente pur sapendo che il “dopo stupro” è una tortura continua e gravissima, testimoniano in maniera chirurgica in cosa consista precisamente il mondo al contrario.
Il mondo al contrario è quello in cui le donne stuprate diventano colpevoli e causa di stupro e tutto questo nel ributtante sadismo e la perversione mentale di giudici della moralità e abbigliamento altrui.
Ecco cos’è è il mondo al contrario.
Altro che le scemenze dal misero generale Vannacci.
Un’ultima osservazione successiva alla riflessione di questi giorni: quando la madre di uno stupratore suggerisce che questo descriva la vittima come una poco di buono, il primo istinto è inveire contro questa donna paurosamente cattiva. Ecco, credo sia comoda semplificazione. Va osservato che lo stereotipo della donna cattiva e incapace di educare i propri figli, offre ancora una volta l’alibi per cancellare ruoli e responsabilità paterne o in generale maschili. Insomma questa madre che inveisce contro la vittima di stupro è l’ultima arma a disposizione dello stupratore per dire che in fondo non è colpa sua ma della madre che non ha saputo educarlo come avrebbe dovuto.
Purtroppo, nonostante l’istinto e la rabbia, augurare a una madre manipolatrice o cattiva lo stesso destino della vittima, è a parer mio un altro grave errore.
Ciò che invece dovremmo o potremmo provare a fare è proteggere la vittima prima di tutto, poi isolare e combattere civilmente contro chiunque provi a proporre modelli culturali o ideologie che possano rovinare ulteriormente l’esistenza delle vittime e delle donne più in generale.