CARLO NOSTRO

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Carlo nostro,

Sono figlio di un calciatore degli anni della guerra.
Ma mio padre l’ho conosciuto sul campo solo da allenatore di tante squadre e squadrette di tutte le età.
Ecco Carletto Mazzone mi ha sempre ricordato quella passione allo stato puro per il pallone di cuoio che ci metteva mio padre.
Quella passione che puzzava di olio canforato.
Quella passione che faceva del calcio un’opera sconosciuta, direbbe Jorge Valdano e non una montagna di soldi.
Di Mazzone, al di là del suo romanismo, <<Battere la Roma? È mio dovere provarci, ma è come uccidere la propria madre>>, ci resta soprattutto la sua genuinità.
Quella umanità di chi va a mettere la faccia sotto la curva dell’Atalanta che lo insultava e poi dall’arbitro Collina, dopo il pareggio di Baggio: << Buttame fori, me lo merito>>.
Da cronista ho avuto anche il piacere di intervistarlo tra una battuta e l’altra. Sempre in tuta, mai in giacca e cravatta. Uno del popolo.
Aveva 86 anni e se ne va portando con sé il record di panchine in Serie A: 792.
Da allenatore della Fiorentina fece diventare un calciatore vero Giancarlo Antognoni, alla Roma lanciò Francesco Totti, al Brescia accarezzò il talento di Pirlo e Baggio, a Cagliari perfezionò quello di Enzo Francescoli.
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Con affetto a Carletto nostro ultimo figlio di un calcio romantico.