FRATELLI DI SERPI

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Giorgia Meloni fa i conti coi veleni fermentati nell’humus anticulturale su cui ha fondato la propria crescita politica.

La premier, principessa aspide, rischia di essere divorata dai fascisti ai quali, ci raccontava vanamente, di aver chiuso le porte. Era solo questione di tempo prima che gli estremisti meloniani premessero per la legittimazione di alternative storiche deliranti.
La commemorazione della strage di Bologna ha evidenziato che l’estrema dx collusa col terrorismo nero ha trovato casa presso la domo meloniana e ora i fascisti chiedono al presidente del consiglio che voglia fare da grande.
Assente alla commemorazione della strage di Bologna la premier, com’era ovvio, ha ripudiato la matrice fascista dell’attentato derubricato così ad atto terroristico.
Pessima scelta.
Gli estremisti non si accontentano dell’ambiguità con cui la premier tiene insieme i pezzi del suo partito ove si consumano trame degne del miglior vespaio renziano.
A deflagrare la base del partito meloniano ha provveduto il responsabile della comunicazione istituzionale della regione Lazio Marcello De Angelis: trascorsi da terrorista nero, cognato dell’ex Nar Ciavardini, oggi riciclato alla regione Lazio, i fascisti non muoiono mai. De Angelis ha clamorosamente difeso, senza disturbarsi a offrire prove a sostegno delle sue tesi, gli esecutori materiali della strage di Bologna.
L’attentato alla stazione che il 2 agosto del 1980 provocò 85 morti e 200 feriti per cui sono stati condannati in via definitiva Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini. Invece per il giornalista e politico scelto dal governatore di destra i tre terroristi neri “non c’entrano nulla con la strage”. De Angelis lo ha sostenuto con forza e ha accusato le “massime autorità dello Stato di aver mentito”. Un dardo avvelenato scagliato al Presidente della Repubblica che aveva sottolineato la matrice fascista dell’attentato. Interpretazione avallata anche da Ignazio la Russa che quindi mentirebbe come il capo dello Stato. Ma De Angelis attacca anche la premier da cui, data l’iniziativa, pretende l’assenso ottenuto invece da Gianni Alemanno. L’ex sindaco romano schieratosi completamente dalla parte di De Angelis ne loda “il coraggio”.
Allora De Angelis racconti la verità dato che possiede “prove” e la sua non è rappresaglia indirizzata a chi “tradisce il fascio” e ne ammette il lato oscuro.
Così gli amici diventano i peggiori nemici e spianano la strada all’opposizione: se stavolta la premier non obbligherà alle dimissioni De Angelis dovrà spiegare ai cittadini come si concilia il suo ruolo di premier collusa con istituzioni che a detta di De Angelis mentono sulla strage di Bologna.
Se De Angelis dice la verità Meloni deve necessariamente esprimersi, se De Angelis mente su fatti così gravi deve andarsene immediatamente. Se invece De Angelis mente e Meloni non dice nulla allora è vero che la Dx radicale anela a mistificare la storia e divellere pietre miliari su cui poggia la Repubblica.
Non solo: è la prima volta che la destra si spinge fino al punto di redimere terroristi e farsi portavoce di una spettacolare teoria del complotto in cui l’ estrema Dx ha sguazzato finché ha fatto comodo.