FRANCO GATTO, QUELLA RARA COSA CHE SI CHIAMA GENEROSITA’

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Siamo avidi di eroi senza bandiera, con il solo vessillo del proprio cuore.
Stephen Littleword

Ogni volta che vedo ipocriti con la mano sul cuore e cantare con apparente passione la strofa dell’inno di Mameli che recita “siam pronti alla morte l’Italia chiamò”, ricordo a me stesso che Goffredo Mameli questa strofa non solo l’ha scritta ma l’ha inverata morendo per l’Italia e la Repubblica romana.

Franco Gatto, era un uomo di Latina, un uomo di 59 anni, uno dei tanti che fanno questa comunità, con le sue passioni, le sue paure, il suo lavoro, gli amici. Amava il mare, in una città che ha il mare.

Un pomeriggio d’estate ha visto in mare delle persone, delle bambine, in difficoltà. Non si è chiesto di chi era la competenza, non ha guardato per vedere se c’era qualche altro a fare quello che stava a fare, si è tuffato. Ha fatto quello che il suo cuore diceva, ha fatto quello che fa un uomo a forma di uomo.

Mio nonno mi ha insegnato “Lidano non toglierti mai il cappello davanti a nessuno, neanche al Papa”. Nonno ed io ci togliamo il cappello davanti a Franco, è stato generoso fino a donare la sua vita stessa.

Ho letto “e un eroe”, no è di più: è un “uomo che ha fatto l’uomo”, il massimo.

La sua storia deve diventare storia da tramandare, da raccontare, da indicare, da ricordare.

Se fossi il sindaco di questa città convocherei il consiglio comunale per onorare un uomo che ha difeso tre vite, tre vite di bimbe, e nel discorso direi soltanto “uomini sì fatti hanno fatto di un borgo una città, hanno amato gli altri”.

Ciao Franco, non ti conoscevo e mi dispiaccio non c’era tra noi uomo più degno di te.

 

Articolo di Lidano Grassucci da

5 Agosto 2023