LUGLIO DEL ‘43 CADE MUSSOLINI

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Estate del ‘43. L’Italia è sotto attacco.

Gli Alleati angloamericani avanzano. Il 10 luglio scatta lo sbarco in Sicilia, sotto il comando del generale statunitense Eisenhower. Il 19 luglio, bombardieri alleati colpiscono al cuore Roma. Nelle stesse ore Mussolini nel panico incontra Hitler a Feltre. Quello che resta del consenso popolare inizia a franare.
Il 22 luglio il duce promette a Vittorio Emanuele III di disimpegnare l’Italia dalla guerra, ma da settembre.
Due giorni dopo, nel tardo pomeriggio del 24 luglio, nella Sala del pappagallo di Palazzo Venezia si riunisce il Gran consiglio del fascismo, l’organo supremo del regime.
25 luglio 1943, dopo 10 interminabili ore, Mussolini viene destituito dal “Gran Consiglio”. Subito dopo il re lo fa arrestare. “Oggi voi siete l’uomo più odiato d’Italia”.
La notizia deflagra nel paese.
Manifestazioni e cortei spontanei attraversano la penisola. Per molti è la fine di un incubo, per altri la fine della guerra. Gli antifascisti assaltano le “case del fascio”, i covi dove le camicie nere hanno consumato le peggiori sopraffazioni.
Ma è un fuoco di paglia, solo una “vacanza di libertà”, come l’ha definita lo storico Paolo Spriano.
Il proclama letto da Badoglio, che succede a Mussolini, annuncia che “la guerra continua”.
“Italiani! Per ordine di Sua Maestà il Re e Imperatore assumo il Governo militare del Paese, con pieni poteri. La guerra continua. L’Italia, duramente colpita nelle sue provincie invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni”.
La circolare emanata dal generale Roatta prende alla lettera le intenzioni del nuovo governo militare e ordina la repressione di ogni atto capace di turbare l’ordine pubblico. Polizia e carabinieri sono autorizzati ad aprire il fuoco.
Vengono vietate tutte le manifestazioni e si fa assoluto divieto ai cittadini di portare distintivi, di esporre bandiere e di riunirsi in pubblico in più di tre persone.
28 luglio. A Reggio Emilia si verifica un episodio di sangue gravissimo. Gli operai delle “Officine Reggiane” in sciopero si trovano le uscite sbarrate da un reparto militare dell’esercito che spara uccidendo 9 persone e ferendone altre 50.
Il clima è di terrore. “Chiunque anche isolatamente compia atti di violenza o ribellione contro le FFAA o la Polizia o insulti le stesse istituzioni venga immediatamente passato per le armi”.
8 settembre 1943: Badoglio comunica per radio la firma dell’armistizio con gli Alleati angloamericani. L’Italia cambia schieramento.
Ora si trova divisa in due: il Sud occupato dall’esercito anglo-americano, il nord dall’esercito tedesco.
Un pezzo del Paese, quello migliore, si ribella. 9 settembre 1943: nasce il “Comitato di Liberazione nazionale” (Cln).
Prende avvio la resistenza armata al nazifascismo.
12 settembre 1943, un commando tedesco atterra sul Gran Sasso, a Campo Imperatore, per liberare Mussolini. Quaranta giorni dopo nasce la “Repubblica Sociale Italiana”, con capitale Salò sul lago di Garda, uno statarello fantoccio sottoposto al controllo delle truppe tedesche.
Ci vollero 20 mesi per liberarsi dal cancro del nazifascismo.