L’ATTACCO UCRAINO AL PONTE RUSSO DI CRIMEA E L’AMERICA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

Una campata del ponte di Kerck danneggiata da due droni marini con due morti. È la seconda volta che il ponte russo di Crimea viene colpito, ma questa volta Kiev rivendica subito a dimostrare che può ancora far male, nonostante la controffensiva non stia andando come previsto. Messaggio anche agli amici Nato che una guerra diretta con la Russia non la vogliono evitare
Dal Cremlino l’immediata reazione su molto probabili complicità almeno satellitari occidentali.

Donbass male, si rilancia sulla Crimea

L’attacco al ponte di Kerch, che collega la Crimea col sud del Donbass, è una mossa capace di mettere in crisi la logistica militare russa, ma anche di alzare il livello dello scontro. Incerti i danni reali alla struttura, centrata da una coppia di droni lanciati dalle forze di Kiev. Una campata sarebbe rimasta parzialmente danneggiata, bloccando la circolazione veicolare. Mentre, secondo fonti russe, confermate dal Washington Post, il traffico dei convogli ferroviari e, quindi, dei rifornimenti per le truppe, in un primo tempo interrotto, ora è ripreso normalmente. Nell’esplosione sono morti due turisti, che si stavano recando in Crimea, mentre una ragazzina è rimasta ferita. Il WP, citando il Comitato antiterrorismo di Mosca, scrive che l’attacco è arrivato dal mare. I Servizi d’intelligence militare di Kiev hanno rivendicato il blitz, ricordando che è il secondo colpo sferrato contro la vitale infrastruttura, dopo l’attentato dello scorso ottobre.

Cremlino: solo l’Ucraina?

La reazione del Cremlino è stata durissima, con Putin che ha convocato un vertice d’emergenza col governo. Parlando in tv alla nazione, quasi a sottolineare la drammaticità del momento, il Presidente russo ha promesso una massiccia rappresaglia. Nello stesso tempo è stata data la notizia che Mosca «annullava l’accordo per il libero transito dei trasporti di grano nel Mar Nero». A complicare la situazione, sono arrivate le dichiarazioni del Ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, che ipotizza «una possibile collaborazione dell’Occidente all’attacco». Ancora più inquietanti le affermazioni di un portavoce dello stesso Ministero, riportate da Euronews, che attribuiscono alle Intelligence americana e britannica la regia dell’operazione. Per la verità, gli esperti di tattica militare avevano indicato il ponte di Kerch, già da mesi, come un bersaglio predestinato della controffensiva ucraina. Anche se, colpirlo, si sarebbe portato appresso alcune possibili ricadute geostrategiche preoccupanti.

Chi ha guidato i droni sul bersaglio?

Tutti gli specialisti sanno che, per inquadrare un bersaglio da quella distanza, con droni ‘pesanti’ (con sufficienti quantità di alto esplosivo) c’è bisogno di un’assistenza sofisticata. Per la localizzazione della struttura, la sua acquisizione e l’accuratezza dell’impatto. Si chiama ‘geolocalizzazione satellitare’ e quei numeri magici li elaborano bene solo gli americani. Lo sanno tutti. E lo sanno pure i russi. È quindi altamente probabile, che l’attacco sia stato condotto con l’autorizzazione del Pentagono e, quindi, del Presidente Biden. Motivo? Deve chiudere la guerra in qualche modo, se no gli scoppia la Nato tra le mani. E, sondaggi alla mano, perderà pure le elezioni per la Casa Bianca.

La controffensiva fallita

Il disegno Usa era quello di puntare su un massiccio riarmo ucraino, accompagnato da un formidabile sforzo per riaddestrarne le loro forze armate ai nuovi armamenti. Subito dopo, aumentata a dismisura la potenza di fuoco di Kiev, bisognava partire al contrattacco, sfondare le linee russe nel Donbass e riconquistare più territorio possibile. Dopodiché, si sarebbe potuto cominciare a parlare di trattative da una relativa posizione di forza. Ma, finora non è successo niente di tutto questo. L’eroismo degli ucraini, la loro fede incrollabile in una vittoria che tarda ad arrivare, si scontrano con la realtà di una guerra sempre più selvaggia. Un conflitto quasi medievale, combattuto con le armi del Terzo millennio. Orribile e traumatico. Ed è mutato il tipo di guerra. Da un conflitto di movimento, siamo tornati indietro di un secolo, ai carnai di Verdun, della Somme o dell’Ortigara. Migliaia di vite per un pugno di sassi.

“Hanna Maliar, la Viceministra della Difesa di Kiev, quando cita i guadagni territoriali ottenuti in 40 giorni di controffensiva, cioè un totale di 9 miglia per 9 miglia (praticamente zero), dovrebbe anche fare un’analisi comparativa con le perdite subite”.

Valutazione Washington Post

Valutazione del Washington Post: «La controffensiva ucraina intesa a cacciare gli occupanti russi ha prodotto solo guadagni minimi, poiché a Kiev manca ancora una seria potenza aerea e le sue forze di terra lottano per avanzare attraverso vasti campi minati». D’altro canto, la stessa Viceministra Maliar non ha potuto fare a meno di ammettere che la situazione è veramente difficile: «Le nostre truppe sono sulla difensiva e oppongono una forte resistenza», ha detto parlando degli scontri nelle regioni di Kupyansk e Kharkiv«dove adesso si stanno svolgendo battaglie accese».

“Dopo le bombe a grappolo e il ponte di Kerch, Biden dovrà giocarsi qualche altra carta, per cambiare una situazione militare sul campo, che non sembra affatto facile da capovolgere. Il tutto stando bene attento a non varcare quella linea rossa, che potrebbe trasformare una partita diplomatica in una riffa geopolitica imprevedibile”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

18 Luglio 2023