DOCUMENTO FINALE DEL VERTICE NATO CHE NESSUNO HA LETTO: POCA UCRAINA TANTA CINA

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Tutta la stampa europea e italiana a parlare del futuro indeterminato dell’Ucraina nella Nato e per ora ancora armi per l’incerta controffensiva, ‘e poi vedremo’, e della reazione prima scomposta e bacchettata e poi pentita del presidente Zelensky un po’ troppo protagonista che a volte confonde il comizio con la diplomazia. Ma nel documento finale, lunghissimo e in burocratese stretto, le cose da scoprire erano altre.

La Nato americana senza veli

«Quindici. Tante sono le volte in cui è citata la Cina nel comunicato Nato di Vilnius. L’Alleanza è per ora atlantica, ma lo spazio concesso a Pechino è senza precedenti», rileva Lorenzo Lamperti, tra i pochi ad averci provato. Quindici volte la Cina in forma sempre più malevola. I leader Nato sostengono che «la Cina utilizza un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua influenza globale e la proiezione del suo potere». E viene accusata di «operazioni ibride e informatiche dannose, retorica conflittuale e disinformazione che metterebbero a rischio la sicurezza dell’Alleanza». Una reprimenda politica che sembra scritta direttamente dal Pentagono. Di accusa in peggio, rispetto allo scorso anno quando la Repubblica popolare fu identificata per la prima volta come una ‘sfida sistemica’. La ‘sfida strategica resta ma si aggrava.

La Cina peggio di Mosca

La Cina cercherebbe di «sovvertire l’ordine internazionale basato sulle regole, anche su spazio e mari». Si critica «la rafforzata partnership strategica tra Russia e Cina», e si ‘intimata’ (speriamo traduzione infedele) di «condannare l’aggressione dell’Ucraina e ad astenersi dal supportare lo sforzo bellico di Mosca, smettendo di amplificarne la falsa narrativa». Nessuna menzione esplicita di Taiwan almeno a salvare la faccia sui mandanti politici di tanta severità, isola cinese contesa citata però in conferenza stampa da Jens Stoltenberg, il quale, a insistere con la parte po’ caricaturale del ‘buono’, cerca di attenuare affermando che «la Cina non è un avversario e che la Nato resta aperta a una cooperazione costruttiva». Ma tanto chi decide è altrove.

Ma Pechino si arrabbia

“Il portavoce del ministero degli esteri, Wang Wenbin, ha dichiarato che il comunicato di Vilnius «distorce la realtà ed è infarcito di mentalità da guerra fredda e pregiudizi ideologici». La Nato viene accusata di espansionismo. Nel mirino la partecipazione al summit di Giappone e Corea del sud, sempre più coinvolte nei meccanismi dell’Alleanza. «L’espansione verso est non farà altro che fomentare le tensioni regionali, scatenare il confronto tra blocchi e persino una nuova guerra fredda», sostiene Wang”.

La Nato in guerra permanente

Quotidiano del Popolo e Global Times: «Ovunque vada la Nato, è probabile che scoppino guerre». Wang ha poi difeso il rapporto con la Russia, «basato sui principi di non alleanza, non confronto e non presa di mira di paesi terzi: un modello al di sopra delle alleanze politico-militari praticate da alcuni paesi Nato». E a Washington e Londra fischiano le orecchie

«Atlantico orientale»: accordi con Tokyo e Seul

Pechino dura anche con i vicini asiatici ‘invitati’ al vertice Nato, «che dopo la guerra in Ucraina cercano tutele esterne e connettono il fronte occidentale con quello orientale». Nessuna confusione per il premier giapponese: «La sicurezza della Nato e dell’Indo-Pacifico sono inseparabili», ha detto in Lituania il premier Fumio Kishida, dopo aver siglato un documento di cooperazione in 16 punti. Stoltenberg  sempre fuori misura ha esultato: «Nessun altro partner ci è più vicino del Giappone» e ha ribadito che l’apertura di un ufficio di collegamento a Tokyo resta sul tavolo, anche se la questione è rinviata dopo l’opposizione della Francia. Anche la Corea del sud ha firmato un accordo, in 11 punti, che si concentra su cyberdifesa e nuove tecnologie. Mossa che la Corea del nord percepisce come una «minaccia esistenziale».

Contrattacco ucraino e nuovo fronte

A controffensiva ucraina in corso e in difficoltà, subito il nuovo fronte della sfida programmata ma rischiosa, segnala il Manifesto. Pyongyang ha lanciato un nuovo missile intercontinentale, volato 74 minuti e per circa mille chilometri. Si tratta del più lungo tempo di volo mai compiuto da un razzo nordcoreano. Nuova prova che Kim Jong-un si sta dotando di armi che potrebbero colpire gli Stati uniti, accusati di aver violato lo spazio aereo nordcoreano con droni e aerei da ricognizione.

Le Corea sul continente cinese

Le tensioni con la Cina complicano ulteriormente il dialogo sulla penisola coreana, segnala Lorenzo Lamperti. «Negli ultimi due giorni, la stessa Pechino ha incrementato le manovre aeree sullo Stretto di Taiwan. In 48 ore ben 55 jet dell’Esercito popolare di liberazione hanno oltrepassato la linea mediana. Un modo per tracciare (o ritracciare) una linea».

“Segnali anche sul piano diplomatico. Sempre durante il summit Nato, il Cremlino ha confermato che entro la fine dell’anno Vladimir Putin andrà in visita in Cina. «Date da definire», dice Mosca. Probabile avvenga tra settembre e ottobre, in occasione del terzo forum sulla Belt and Road”.

 

Articolo a firma “rem” dalla redazione di

13 Luglio 2023