STOLTENBERG BIS PER UNA NATO ALL’AMERIKANA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

Biden prima comanda poi ‘applaude la decisione Nato’ di prorogare l’incarico al vertice el norvegese Stoltenberg, dopo aver bocciato tutte le proposte alternative fatte dagli alleati europei. Comando militare Usa, ‘comando politico europeo’, ma solo se gradito.
Vigilia di vertice a Vilnius e troppi nodi irrisolti al pettine, nuovo segretario compreso. E le bugie diventano diplomazia: Biden, «Oggi la nostra Alleanza è più forte, più unita e propositiva di quanto non sia mai stata». Anche Kiev applaude anche se sa che neppure Stoltenberg potrà farla accogliere subito nella Alleanza

Ancora Stoltenberg l’Amerikano

La Nato ha prolungato il mandato di Jens Stoltenberg, come Segretario generale. Il motivo lo spiega, efficacemente, uno dei quotidiani europei più ‘pro-west’, il Financial Times«Il politico norvegese resterà in carica poiché i 31 alleati non riescono a mettersi d’accordo su candidati alternativi». Corto e netto. In sostanza, l’Alleanza atlantica è spaccata, perché chi la coordina dovrebbe incarnare, promuovere e monitorare tutti i progetti strategici del blocco. E se questo non succede, non è colpa della persona da designare ma, più evidentemente, dei programmi condivisi che mancano. Dentro la Nato comandano, direttamente o indirettamente, gli Stati Uniti. Ora si dà il caso che, in questa fase, i punti di vista nazionali, nell’Alleanza, siano sempre più diversificati. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Nato si dovrebbe concentrare essenzialmente sull’Europa. Ma invece, in ossequio alle nuove visioni geopolitiche della Casa Bianca, si tende ad allargare il suo ruolo su una scala planetaria. Cioè, verso oriente e l’Indo-Pacifico, col compito di contenere, se possibile comprimendola, la sfera d’influenza cinese. Il colosso asiatico, infatti, è considerato come il vero nemico dell’Occidente, o del suo primato economico.

Alleanza dall’Atlantico a spinta sul Pacifico

Stoltenberg era già stato avvisato da Washington, che, vista la situazione di emergenza diplomatica all’interno della Nato, allungargli il mandato di un altro anno sarebbe stato il male minore. Avrebbe evitato contrapposizioni dolorose e anche politicamente molto negative, davanti alle opinioni pubbliche occidentali. Anche perché sarebbero venuti a galla tutti i dissapori che, finora, sono stati abilmente confinati dentro le segrete stanze della diplomazia. Per questo, i primi ringraziamenti abbozzati da Stoltenberg sono stati di facciata, ma soprattutto palesemente contraddittori. Da un lato dice che il suo compito principale sarà quello di «far tornare l’Alleanza a scoraggiare un possibile attacco russo contro uno dei soci». E questo rispetta lo spirito del Trattato. Ma poi aggiunge: «Bisogna tracciare l’approccio della Nato in Asia, collaborando con alleati occidentali come il Giappone e la Corea del Sud, mentre sono preoccupati per l’aumento della potenza militare cinese». Un colpo al cerchio e uno alla botte, la sua politica ‘obbediente’ di sempre, ma che ha indispettito più di un Paese che vede, invece, l’Alleanza troppo egemonizzata dalla Casa Bianca di turno.

I dissensi malamente nascosti

Proprio il Financial Times sottolinea il netto dissenso della Francia, «che vorrebbero una Nato più focalizzata sull’Europa». C’è anche un pezzo del Vecchio continente, come la Polonia e i Paesi baltici, che si spinge oltre, chiedendo una politica militare più dura nell’Est Europa, contro Vladimir Putin. Anche tra gli scandinavi (ma la Svezia ancora è fuori per una serie di ‘incidenti’), aumentano le trepidazioni verso Mosca. Anche se gli analisti di tutto il mondo sanno che la Russia, in questa fase storica, non avrebbe la forza di attaccare nemmeno la Moldavia. Figurarsi un Paese che fa parte del blocco Nato.

“No, a questo punto, le divergenze sono tutte concentrate sulla trasformazione della “mission”. La Nato è diventata un’alleanza militare che, con qualche espediente burocratico e qualche aggiustamento formale, ha allargato la sua competenza all’intero pianeta?”

E anche se questa funzione non è formalizzata, il solo fatto di accelerare i partenariati strategici con importanti Paesi dell’Indo-Pacifico, non è forse una manifestazione di ostilità conclamata nei confronti di Pechino?

Problemi americani di ritorno

Nemmeno dentro l’Amministrazione Biden c’è chiarezza su quale sia il percorso geopolitico ideale da seguire nei rapporti con la Cina. Figurarsi nella Nato. E nell’Unione Europea. Insomma, i veri motivi di divisione dentro l’Alleanza atlantica, paradossalmente, più che essere legati alla guerra russo-ucraina, vanno ricondotti al confronto con la Cina. È in questo caso che le lesioni diventano vere e proprie spaccature. Certo, se ne riparlerà a Vilnius, in Lituania, tra una settimana, al grande vertice in cui si discuterà soprattutto di Ucraina. Ma alla quale saranno presenti, guarda tu, anche Giappone e Corea del Sud. Intanto, Biden ha deciso di togliersi dai piedi la prima grana. Prorogare Stoltenberg ha significato evitare antipatiche discussioni.

I segretari bocciati da Washington

I due nomi di cui si parlava nei corridoi delle Cancellerie, come possibili candidati: la Premier socialdemocratica danese, Matte Frederiksen, e il Segretario alla Difesa britannico, Ben Wallace, sono stati scartati dalla Casa Bianca. E, per la verità, anche da altri. La prima è una strana ‘barricadera’ di sinistra, pronta però a scaraventare i migranti nei campi di lavoro. Il secondo è un guerrafondaio, noto per prendere posizioni autolesionistiche per l’Occidente (scuola Boris Johnson).

“Quindi, dicono i bene informati, anziché mettere a soqquadro l’Alleanza, Biden ha preferito prendersi un anno di tempo, rimettere slowly-slowly le cose a posto e pensare a togliersi dalla testa il suo vero chiodo fisso: essere rieletto”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

5 Luglio 2023