RISCHIO DI CONFLITTO INFINITO IN UCRAINA, “GUERRA PERMANENTE” COME MOLTE ALTRE NEL MONDO?

DI MASSIMO NAVA

REDAZIONE

 

 

Finirla presto, l’invocazione del mondo, ma non è detto che i protagonisti ufficiali e quelli ufficiosi alle loro spalle la pensino davvero così, ipotizza il Corriere della sera. E Massimo Nava ci ricorda come molti altri conflitti del passato non si concludono con una vittoria di una delle parti in causa e a volte nemmeno con un trattato di pace. «Semplicemente, non si concludono, proseguono a bassa intensità, con il fuoco sotto la cenere, spesso con un numero di vittime inferiore, il che concorre anche ad annebbiare attenzione e memoria».

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“Guerre permanenti” a bassa intensità, nuova “guerra fredda”?

Gli esempi recenti, più o meno cruenti, sono numerosi: Libia, Siria, Etiopia, Repubblica democratica del Congo, Sudan, Armenia, Kosovo, oltre una serie di conflitti congelati proprio ai confini della Russia, dalla Georgia alla Moldavia. Essi dimostrano come la ricerca di una pace giusta e duratura avvenga nel campo dell’utopia, mentre il mondo ha più frequentemente messo in pratica il concetto di «guerra giusta», naturalmente secondo strumentalità e punti di vista diversi. Rispetto alle cronache di massacri e distruzioni degli anni precedenti, la situazione è eufemisticamente «migliorata». Ad esempio, le violenze di oggi in Kosovo non sono certo paragonabili al disastro umanitario degli anni Novanta. Ma qui interessa sottolineare la «continuità» latente del conflitto irrisolto.

Tensione permanente

Sarà questo il destino dell’Ucraina? Tutto lascia prevedere che sia così, ricordando peraltro un dato storico, cioè che il conflitto non è cominciato con l’invasione russa di un anno fa, bensì con gli scontri nel Donbass del 2014 che già provocarono nel corso degli anni migliaia di vittime. La situazione sul campo ci dice che l’Ucraina resiste a prezzo di enormi distruzioni, ma non può sconfiggere la Russia e che la Russia, nonostante la debacle del suo esercito e le conseguenze delle sanzioni, non può perdere né ritirarsi, salvo immaginare un improbabile cambio di regime. La pace è dunque ancora lontana, anche perché allo stato attuale nessuno dei contendenti la vuole.

Casa Bianca tra il dire e il fare

L’incertezza degli sbocchi si avverte anche nel principale alleato e sostenitore di Kiev, la Casa Bianca, come rilevano Ivo H. Daalder e James Goldgeier su Foreign Affairs: «Molti rimproverano all’amministrazione Biden di non aver fornito alle forze ucraine le armi pesanti, necessarie per espellere le truppe russe. Altri, preoccupati per la capacità di resistenza dell’Occidente e per i crescenti costi umani ed economici della guerra, esortano l’amministrazione a fare pressione su Kiev affinché negozi un accordo con la Russia, anche se ciò significa cedere parte del suo territorio».

“La scelta del male minore”

«Nessuna delle due argomentazioni è convincente: espellere le truppe russe dai territori occupati, compresa la Crimea, sarà estremamente difficile, anche con un maggiore aiuto militare occidentale. Un risultato del genere richiederebbe il crollo delle difese russe, che sono state rafforzate, e rischierebbe di scatenare una guerra diretta tra la Nato e la Russia, uno scenario apocalittico che nessuno vuole. Per quanto riguarda i negoziati, Vladimir Putin non ha dato alcuna indicazione di essere pronto a rinunciare al suo sogno imperiale di controllare l’Ucraina. Ma sarebbe altrettanto difficile convincere il governo ucraino a cedere territori a una brutale forza di occupazione in cambio di una pace incerta».

Nuovo “trentottesimo parallelo”

«Dati i forti incentivi da entrambe le parti a continuare a combattere, è molto più probabile un terzo esito: una guerra prolungata e logorante che gradualmente si congela lungo una linea di controllo che nessuna delle due parti accetta». Foreign Affairs conferma che «l’idea che le guerre si concludano sempre con la vittoria o con una soluzione negoziata è smentita dalla storia. Piuttosto che ipotizzare che la guerra possa essere conclusa attraverso il trionfo o i colloqui, l’Occidente deve contemplare un mondo in cui il conflitto continui senza vittoria né pace in vista».

“Strategia di contenimento”

Per queste ragioni, i governi occidentali stanno da tempo riflettendo su una strategia di contenimento del conflitto basata su tre principali assi: il contenimento della Russia attraverso le sanzioni, la continuità del sostegno all’Ucraina sempre più integrata nell’Occidente e un ulteriore rafforzamento delle difese europee e della Nato per evitare scenari peggiori.

In pratica, un approccio da guerra fredda, con la deterrenza nucleare a scongiurare il baratro. Ma questa prospettiva non prevede, almeno per ora, la ricostruzione dell’Ucraina e la ricompensa dei sacrifici e dei lutti.

L’Ucraina ferita e distrutta

L’Ucraina distrutta, profondamente ferita, ha perso decine di migliaia di soldati e civili. Le perdite russe sono stimate in oltre centomila effettivi. Sono cifre impressionanti, che tuttavia non lasciano prevedere cambiamenti significativi nelle attuali linee di scontro. Gli attacchi russi alle infrastrutture civili hanno indurito la determinazione degli ucraini a resistere, ma per l’Ucraina sarà sempre più difficile fare breccia nelle difese russe a un costo accettabile.

Foreign Affairs

Secondo gli analisti di Foreign Affairs, «se si considerano gli ingenti aiuti militari già forniti e la diminuzione delle forniture disponibili, è probabile che nei prossimi sei mesi l’Occidente invierà all’Ucraina una quantità di armi significativamente inferiore. Oltre alle limitazioni nelle forniture, Washington e i suoi alleati sono stati frenati nel fornire alcune armi sofisticate all’Ucraina a causa dell’addestramento approfondito che sarebbe necessario e del rischio che tali armi possano cadere nelle mani dei russi se utilizzate nel teatro di guerra».

La realtà innegabile ma non facile da dichiarare, è che esiste un limite intrinseco alla sovrapposizione degli interessi ucraini e americani nel rispondere all’aggressione della Russia.

Ne’ vittoria militare, né pace negoziata

Se una vittoria militare completa dell’Ucraina è improbabile a breve, le prospettive di una pace negoziata sembrano ancora più lontane. Per la Russia, le province ucraine illegalmente annesse e la Crimea sono territori storicamente russi. E Volodymyr Zelensky, da parte sua, ha dichiarato che Kiev non accetterà mai alcuna rivendicazione russa sul territorio ucraino e che qualsiasi pace definitiva dovrà riconoscere i confini dell’Ucraina del 1991. «Nessuna delle pressioni occidentali potrà cambiare la posizione di Zelensky, che gode di un sostegno schiacciante da parte dell’opinione pubblica ucraina, nonostante, o forse proprio a causa, delle straordinarie sofferenze che la guerra ha inflitto».

Come uscirne?

«Nonostante la brutalità di Putin, sia Kiev che Washington sono rimaste in contatto diretto con Mosca dall’inizio della guerra. Ucraina e Russia hanno negoziato scambi di prigionieri. Con l’assistenza della Turchia e delle Nazioni Unite, la Russia e l’Ucraina hanno raggiunto un accordo sulle esportazioni di grano che ha ampiamente retto. Gli Stati Uniti e la Russia hanno negoziato lo scambio della stella del basket americano Brittney Griner con il trafficante d’armi russo Viktor Bout. In una strategia di guerra lunga, l’Occidente dovrà rafforzare questi contatti, anche se i punti di accordo con la Russia sono pochi».

Isolamento della Russia come con l’Unione sovietica?

«Un’efficace politica di contenimento a lungo termine richiederà il continuo isolamento politico della Russia. Questo richiederà di mantenere una forte posizione di deterrenza nei confronti non solo delle minacce militari, ma anche delle minacce alle proprie istituzioni e società. Ciò significa che l’Europa dovrà aumentare la spesa per la difesa più di quanto non abbia già fatto in risposta all’aggressione russa dal 2014». «Dopo tutto — ricorda Foreign Affairs — l’Occidente ha perseguito una politica di questo tipo nei confronti dell’Unione Sovietica per quattro decenni».

Come con l’URSS

«Ma persino il Presidente Ronald Reagan, che ha criticato la distensione per aver concesso troppo all’Unione Sovietica, ha portato avanti le relazioni diplomatiche nei momenti più bui, prima che Mikhail Gorbaciov salisse al potere. Alla fine, l’Occidente e la Russia dovranno adottare una versione degli accordi che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno stretto con l’Unione Sovietica tra il 1975 e il 1990 per limitare gli esiti peggiori e creare maggiore stabilità in Europa. L’intesa impegnava tutte le parti a riconoscere i confini esistenti e a cercare un cambiamento solo con mezzi pacifici».

In conclusione, un tragico gioco dell’oca. La casella di partenza è la guerra fredda.

 

Articolo di Massimo Nava, dalla redazione di

18 Gennaio 2023

 

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MASSIMO NAVA

Massimo Nava, giornalista, editorialista del Corriere della Sera da Parigi, già inviato di guerra in numerosi conflitti e autore di numerosi libri.