QUANTO TERRORISMO IN QUELLO STATO TERRORISTA

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Sono notizie da prendere con le proverbiali molle, ma pare che l’attentatore che ieri ha fatto saltare in aria l’auto su cui viaggiava lo scrittore e politico russo Zakhar Prilepin, ferendolo gravemente alle gambe e uccidendo sul colpo l’autista, avrebbe confessato: ingaggiato, pagato e istruito dai servizi segreti ucraini, sarebbe stato lui a piazzare l’ordigno.
A quanto pare, è ormai diventato un tormentone buono per tutte le stagioni mandare in Russia qualche bombarolo a compiere una strage, uccidendo persone che c’entrano poco o nulla. Le autorità russe dicono che anche dietro questo attentato ci sono i servizi segreti ucraini, perché così avrebbe ammesso lo stesso attentatore.
Che si voglia credere o meno alla versione delle autorità russe, è incontestabile che piazzare una carica di tritolo sotto un’auto sia pratica molto apprezzata in Ucraina. Diversi giornalisti sono stati uccisi a Kiev e dintorni proprio con quella tecnica e con il macabro plauso dei media di regime; o perché stavano portando alla luce enormi giri di corruzione interessanti le leve del potere, o perché semplicemente contrari alla ormai decennale guerra portata da Kiev nel Donbass.
Si tratta senz’altro di atti terroristici, poiché la loro esecuzione mette in pericolo l’incolumità di un numero indeterminato di persone. E non ci vuole molto per capire chi sono i mandanti.
E qui si arriva al paradosso. La Russia, definita più volte da Stati e istituzioni uno «Stato terrorista» con tanto di votazioni plebiscitarie, è attualmente quello in cui al suo interno si verificano più atti terroristici. Stato vittima del terrorismo, semmai, non certo fautore.
Ma si accusa la Russia di usare metodi terroristici nella guerra contro l’Ucraina. In realtà, i concetti di guerra e di terrorismo sono incompatibili tra loro. Terrorista è lo Stato incapace di avviare operazioni belliche nei confronti di un nemico, che essendo inattaccabile viene colpito attraverso il sacrificio di civili inermi. Lo Stato terrorista non dichiara mai guerra, perché non è in grado di conquistare territori o menomare le capacità militari del nemico. Conscio della propria inferiorità, il suo unico scopo è condizionarne la vita politica, colpendo volutamente i suoi cittadini. Insomma, un’entità che non ha nulla a che vedere con l’attuale Russia.
Quando uno Stato in guerra colpisce volutamente (si badi bene: volutamente) i civili dello Stato nemico durante operazioni militari, non può parlarsi di terrorismo, ma di violazione delle Convenzioni di Ginevra, che descrivono quei comportamenti che ogni Stato, quando è parte di un conflitto armato, deve astenersi dal tenere. Violazioni che possono anche consistere in crimini di guerra, ma che con il concetto di terrorismo internazionale non hanno nulla, proprio nulla a che vedere.
Al contrario, è lo Stato ucraino, visti gli ormai numerosi precedenti, che dovrebbe essere qualificato «Stato terrorista», perché far saltare in aria auto di civili prescinde da qualsiasi operazione militare. Ma è evidente che si tratta ormai di un concetto a libero uso e consumo di chiunque possa trarne vantaggio, e il più strumentalizzato nel diritto internazionale.