LO STRAPPO DI STOLTENBERG

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Pare che ci tenga proprio ad ostentare la sua nuova qualifica: quella di Segretario Generale della Nato più guerrafondaio della Storia. Alterna insulti alla Russia ad esortazioni ai paesi UE a fornire armi all’Ucraina. Ma ora non più su base volontaria.

Così facendo, Stoltenberg sta operando sul trattato Nato una evidente forzatura. Il North Atlantic Treaty Organization, infatti, è sorto come trattato puramente difensivo. Quindi, chi abbia un briciolo di intelligenza per tenersi lontano da quella trappola mortale chiamata Ucraina, avrebbe già la scusa pronta.

La Nato fu fondata nel 1949 da 12 Stati, Italia compresa, unicamente per dissuadere l’URSS da eventuali mire sull’Europa. Ma già il fatto che sono stati ben 16 i nuovi ingressi soltanto a partire dalla dissoluzione dell’URSS e di tutto il Patto di Varsavia, la dice lunga sulla sua utilizzazione in una chiave che non può più considerarsi meramente difensiva, fin dai bombardamenti nella ex Jugoslavia.

Eppure, le norme del trattato Nato parlano chiaro. L’art. 3, ad esempio: «Le parti […] manterranno e accresceranno la loro capacità individuale e collettiva di resistere ad un attacco armato». Si badi bene: «resistere».

Poi l’art. 4: «Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata» Si badi bene: «minacciata».

Poi il famigerato art. 5: in caso di «aggressione armata» ad un paese membro «ciascuna parte, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata».

Dunque, la Nato è un’organizzazione difensiva di mutuo soccorso, che per statuto può muoversi soltanto per legittima difesa e soltanto dopo un attacco armato ad uno dei suoi membri.

Ne deriva che gli aiuti militari all’Ucraina, paese aggredito dalla Russia ma che non fa parte della Nato, non rientrano tra le misure adottabili. E già questo basterebbe per indurre l’Italia a negare qualsiasi aiuto militare come membro della Nato.

Ma c’è un’altra cosa. L’art. 11 del Trattato stabilisce che le sue disposizioni «saranno applicate dalle parti conformemente alle loro rispettive disposizioni costituzionali». Ebbene, l’Italia è l’unico paese al mondo, insieme al Giappone, ad aver optato per una scelta netta nei riguardi della guerra, arrivando a menzionarla addirittura tra i principi fondamentali della Costituzione.

Il suo ripudio, come si esprime l’art. 11 della Costituzione, indica una inequivoca e irreversibile rottura con il passato. Solo se aggredita l’Italia potrebbe fare uso della forza. A maggior ragione la Costituzione le impedisce di inviare uomini, ma anche soltanto armi, ad un paese come l’Ucraina, che nemmeno fa parte della Nato.

E non c’è da stare allegri se si guarda a come il trattato Nato interpreta il concetto di «attacco armato»: un attacco non solo contro il territorio di un paese membro, ma anche «contro le forze, le navi o gli aeromobili di una delle parti che si trovino su detti territori o in qualsiasi altra regione d’Europa, nella quale siano stazionate forze di occupazione di una delle parti, o che si trovino nel Mare Mediterraneo o nella zona dell’Atlantico a nord del Tropico del Cancro, o al di sopra di essi». Il trattato Nato considera «attacco armato», quello che legittimerebbe la reazione collettiva di cui all’art. 5, anche una singola azione condotta contro una nave o un aeromobile in acque o cieli internazionali. E nel clima vigente, il rischio di un singolo incidente è altissimo.

Di fronte ai deliri tipici di una personalità come quella di Stoltenberg, all’Italia non rimane che sganciarsi: l’invio in Ucraina di armi, o addirittura di truppe, vìola gli stessi principi del trattato Nato, che contempla soltanto l’ipotesi di guerra difensiva e soltanto a protezione di un proprio membro.

Insomma, si potrebbe delineare uno scenario simile a quello seguito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando l’Italia uscì dalla triplice alleanza stretta con Germania e Impero Austro-Ungarico, eccependone il carattere meramente difensivo.