CONTROFFENSIVA, LA CIA A KIEV, L’UE E LA GUERRA DA FINIRE ENTRO L’ANNO

DI ENNIO REMONDINO

 

 

Lo spagnolo Sanchez, già nei guai politici in casa, apre il semestre spagnolo nell’Ue a Kiev e subito inciampa nei segreti americani: «Solo l’Ucraina può stabilire termini e tempi per i negoziati di pace». Che a forza di ripeterlo, alla fine forse uno ci crede.
Contemporaneamente il Washington Post svela dei viaggi del capo della Cia a Kiev a spiegare cosa si doveva e poteva fare e cosa no. Sommossa Wagner e prima. A suonare altri concerti.

La guerra impietosa di chi comanda veramente

«Volevo che il primo atto della presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue fosse in Ucraina insieme a Zelensky». Il premier spagnolo Sanchez è personaggio simpatico e comunicativo e su Twitter allega un video del suo arrivo nella capitale ucraina. Poi al Parlamento di Kiev, la bugia diplomatica dovuta: «Solo l’Ucraina può stabilire termini e tempi per i negoziati di pace. Altri paesi stanno proponendo piani di pace. Il loro contributo è molto apprezzato, ma, allo stesso tempo, non possiamo accettarlo completamente». Il dovuto distinguo tra aggressore ed aggredito, e poi … la frustrante attesa di decisioni altrui, che non sono esattamente quelle ucraine. Il sostegno alla candidatura di Kiev nella Nato, anche se sia lui che Zelensky sanno non si potrà fare a guerra in corso, ed esce la promessa di riserva un ‘Consiglio NATO-Ucraina’.

Altra nota Ansa, per rigore e sintesi

«Il direttore della Cia William Burns ha compiuto un viaggio segreto in Ucraina agli inizi di giugno, durante il quale gli è stata rivelata dai funzionari di Kiev una strategia per riprendere i territori occupati dalla Russia e aprire le trattative per un cessate il fuoco con Mosca entro la fine dell’anno».

La Cia e il “Washington Post”

Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti, secondo le quali il viaggio è avvenuto prima del fallito ammutinamento di Wagner. «In vista dell’autunno il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i suoi uomini, riporta il Washington Post, hanno iniziato a pensare come Kiev potrebbe premere per una fine dei combattimenti sulla base di termini accettabili per la Russia e la popolazione ucraina. Lo scenario ideale preferito da Kiev prevede un’avanzata delle sue truppe al confine della Crimea, prendendo in ostaggio la penisola».

L’avanzata che non c’è e la guerra che ci raccontano

Senza riprendere la Crimea con la forza, Kiev chiederebbe quindi alla Russia di accettare le garanzie di sicurezza che l’Ucraina può assicurarsi dall’Occidente. D’altra parte, il capo di Stato Maggiore congiunto degli Usa, Mark Milley, aveva detto che la controffensiva di Kiev sarebbe stata difficile, «per raggiungere i suoi obiettivi ci vorrà del tempo e sarà ‘molto sanguinosa’». Parlando al National Press Club di Washington, lo stesso Milley ha poi affermato che la controffensiva «sta avanzando con costanza, facendosi strada attraverso campi minati molto difficili … 500 metri al giorno, 1.000 metri al giorno, 2.000 metri al giorno, quel genere di cose», che, tradotto dal politichese-militare, vuol dire che si è di fatto impantanata tra campi minati e solide difese russe.

Rivelazioni a spizzichi per bocconi indigesti

Il Washington Post ci conferma che il direttore della Cia, qualche settimana fa, ha compiuto una missione segreta a Kiev nel corso della quale gli sarebbe stato comunicato il piano per costringere il leader russo a negoziare la fine della guerra. «La Russia negozierà solo se si sentirà minacciata» ha dichiarato un funzionario ucraino citato dal quotidiano americano. Quindi, riprendere, al massimo in autunno, una parte significativa dei territori occupati dalla Russia e aver spostato artiglieria e sistemi missilistici in prossimità della Crimea, diventata bersaglio assieme alla flotta russa del Mar Nero. Ma non è così che stanno andando le cose. Confermato da fonti ucraine, il WP scrive che Zelensky non proverà a riappropriarsi della Crimea ‘donata’ all’Ucraina nel 1954 dall’allora leader sovietico Nikita Kruscev e annessa dalla Russia nel 2014.

Ma la Cia di casa a Kiev?

La missione di William Burns si è svolta poco prima della tentata ribellione del capo della Wagner, Evgenij Prigozhin, i cui piani erano già stati intercettati dall’intelligence Usa. Durante gli incontri segreti pare che non si sia parlato dei progetti sovversivi delle truppe paramilitari evidenziando la volontà da parte degli americani di non sfruttare il fronte interno russo in chiave anti-Putin (il controllo dell’arsenale nucleare). Il presidente Biden, nelle ore successive al tentato ammutinamento della Wagner ha invitato tutti i leaders della coalizione a non fare leva sulla debolezza russa. Strategia della cautela riportata dai quotidiani New York Times e Wall Street Journal, che Burns avrebbe avuto con il suo omologo russo Sergei Naryshkin al fine di rassicurare il Cremlino sull’estraneità degli Stati Uniti negli eventi delle ultime settimane.

La Cia esibita in prima linea

Stupisce l’ammissione dell’impegno in prima linea da parte del capo delle spie Usa. Il responsabile dell’Agenzia, ci viene detto, è stato inviato a Kiev e Mosca già prima dello scoppio del conflitto il 24 febbraio del 2022 e, a novembre, ha incontrato ad Ankara Sergej Naryškin con l’obiettivo di mantenere aperta una linea di comunicazione con la Russia.

“Più di recente il direttore della Cia ha fatto anche tappa in Cina per incontrare la sua controparte cinese nell’ottica di un disgelo tra Washington e Pechino. Con qualche problema diplomatico e di ruoli ai vertici governativi Usa ormai in piena fibrillazione elettorale 2024”.

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

1 Luglio 2023