LA FAIDA

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Un grande bluff? Un golpe da operetta? Una mandrakata per battere cassa?

Diciamo la verità, nelle ore concitate dell’avanzata cingolata della Wagner verso Mosca, nessuno ci ha capito niente.
A partire dagli Ultras della Nato che speravano di liberarsi di Putin per autocombustione. Simulando di non sapere che il fondatore della Wagner è un superfalco che rimprovera alle autorità russe troppa moderazione sul campo di battaglia.
Le immagini dei carri armati nelle strade di Mosca hanno evocato gli ultimi mesi della vacillante Unione Sovietica nel 1991, alimentando l’illusione nelle brigate dell’informazione con l’elmetto e il pennacchio che la Storia per una volta gli avrebbe dato ragione.
Ora si consolano digitando nei loro laptop fiumi di parole per rappresentare un Putin debole, alle corde.
In attesa di capire cosa stia realmente succedendo e che cosa può ancora accadere, una cosa è certa: da un lato, il ministro della Difesa, Sergei Shoigu e il comandante in capo, Valery Gerasimov e dall’altro, Yevgeny Prigozhin hanno ingaggiato un braccio di ferro senza precedenti.
Per mesi Prigozhin ha teatralmente inveito contro i leader militari russi. Accusandoli di incompetenza sulla guerra in Ucraina .
In un video Prigozhin ha incolpato Mosca per la morte dei soldati della sua unità di mercenari. I loro corpi erano ammucchiati dietro di lui. In una lettera ha sfidato Shoigu a visitare di persona la sanguinosa linea del fronte ucraina, dove le truppe Wagner hanno combattuto e sono morte nella città orientale di Bakhmut.
Ma in ballo ci sono, come sempre, anche una montagna di quattrini. La Duma ha approvato una legge quadro secondo cui le compagnie private militari possono operare solo in presenza di un contratto con il ministero della Difesa. Il contratto va firmato entro il 1 luglio. Il tempo stringe.
Ma l’ex “cuoco di Putin” non ha alcuna intenzione di sottomettersi a Shoigu. Pretende l’autonomia esclusiva di cui ha goduto in questi anni.
La Wagner ha sentenziato Prigozhin <<ha un’esperienza profonda e una struttura altamente efficiente che purtroppo la maggioranza delle unità militari russe non hanno>>.
In più, secondo fonti non verificabili, al 18 giugno sarebbero morti circa 16mila mercenari del gruppo, dei quali oltre diecimila ex detenuti. Insomma un tributo di sangue che Prigozhin probabilmente vuole rinegoziare.
E’ bene ricordarlo che sul campo non c’è solo la famigerata Wagner, le Čvk (sigla per le compagnie belliche private) si sono moltiplicate con l’esplosione della guerra in Ucraina. Le più note sono Redut, Bars, Don. I battaglioni Potok, Plamija e Fakel, finanziati da Gazprom. Le compagnie di mercenari russi operano in almeno 32 Paesi. Siria, Iraq, Somalia, Mali …
Prima della guerra ucraina la Redut era impegnata nella difesa e sicurezza di alcuni stabilimenti russi della ditta Strojtransgaz in Siria. La compagnia, secondo varie fonti, appartiene a Gennadij Timčenko, un oligarca molto vicino a Vladimir Putin, all’ottavo posto nella classifica dei miliardari russi secondo Forbes. (Asia news)
Quasi ogni regione della Federazione Russa, oltre 90, cerca di organizzare bande armate per fare la guerra in proprio.
Ufficialmente la legge russa non permette il servizio militare mercenario, ma sono tante le modalità per aggirare questa norma, e accordarsi con gli uffici del ministero della difesa.
Prima dei “referendum di annessione” delle quattro repubbliche del Donbass e della costa del Mar Nero, la paga ai mercenari veniva distribuita in dollari americani, mentre ora può essere assegnata soltanto in rubli, in quanto da “operazione speciale” la guerra si è ormai trasformata in “difesa dei territori della patria”.
Lo standard risultava prima di 20 dollari al giorno, con compensazioni da 5 mila dollari per ferite lievi, 25 mila per quelle gravi e 60 mila per la morte. Secondo alcune testimonianze dei partecipanti, lo spirito del mercenario è quello dello šturmovik, l’assalitore che “va sempre davanti a tutti” per aprire la strada all’esercito. Il rischio è che con il tempo dietro a queste avanguardie, più o meno private, non seguano più le truppe regolari. (Asia news)
Quella siglata con la mediazione di Aljaksandr Lukašėnka ha più l’aspetto di una tregua armata. Allo stato delle cose è impossibile chiedersi come finirà. Mi sbaglierò ma Putin a Mosca è paradossalmente il più moderato di tutti.
Che riflettano i sepolcri imbiancati delle <<guerre giuste>>, per non finire dalla padella alla brace.