DOLORE PART TIME

DI CLAUDIO KHALED SER

 

I Migranti ottengono visibilità solo se sono morti.

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Da vivi, sono esclusivamente clandestini, mal sopportati e male accolti.
Il Paese si commuove davanti alle bare.
E se fossero sbarcati ?
Avremmo visto la gente accoglierli con mazzi di fiori, lacrime di commozione e gesti di solidarietà ?
NO, da vivi ti aspetta il rimprovero, il rancore o se tutto va bene l’indifferenza.
Potremmo per favore riservare ai vivi lo stesso trattamento dei morti ?
Solo adesso vi accorgete che quelle piccole bare bianche, tristemente allineate, contengono bambini ?
Ma se fossero arrivati, tenendo stretto il loro orsetto di pelouche, sgambettando felici seppur impauriti sul molo, avreste pianto di gioia nel vederli ?
Dubito.
Ci vuole la morte per renderli immortali.
Ma loro chiedevano solo di vivere.
Questo “dolore” passerà in fretta.
Come é successo quella volta che avete visto il corpo di Arlan galleggiare fra mare e sabbia.
E’ solo una foto ricordo.
Come quella di tanti altri.
Ed il nostro un “dolore” part-time.
Chi sta ancora piangendo per i morti del terremoto in Turchia e Siria ?
Perfino i giornalai se li sono dimenticati.
Nei campi profughi della Libia, dell’Algeria, della Turchia, migliaia di bambini vivono di niente.
Seguono il destino dei padri e delle madri fuggiti dalla guerra e dalla disperazione.
Mangiano una volta al giorno ed una sola volta bevono, mentre i padroni delle loro vite si chiedono cosa farne di tutti loro.
Nessuno muove un dito per salvarli.
Nessuno si commuove.
Per farlo bisogna aspettare che siano morti.