MASCHERE DI GIOVEDI’ GRASSO

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Posso essere un altro, poi mille altri. La maschera avrà fissi i muscoli, bella ma inespressiva, gli occhi celati. Sarò io non essendo alcuno. Sarò un io così vero da toccare la verità, in eternità. Poi arriverà la quaresima, poi sarà buio, ma oggi no, oggi no. Ho la maschera, lei ha la maschera, ciascuno la sua, tutti veri non c’è il falso.

Posso essere un signore di Venezia, possessore di navi che portano spezie, o sono il capo dei pirati? Ma non dovete leggere il vestito, ma stare attenti alla libertà. Ma non è giusto dirvi di me, vi racconterò il visto oltre me.

Si incontrarono sotto un terrazzino lì al primo piano, lei non era lui, lui era nulla di lei. Non chiese lei non avendo risposte lui.

Lei era elegante come alcune polene magrissime di navi grasse. Lei era di seta, lui aveva un vestito damascato, un bastone con il pomello e le ghette. Lei si disse “che sior”, lui perduto nel decolté disse “che fiola”. Un bastone ed una scollatura fecero colla in quel terrazzino che non aveva la forza neanche di proteggere un bambino.

Lei lo guardò sicura della maschera, ma come a volerlo strappare. Lui si fermo per timore di un mondo che sapeva di sale, era “sciocco”, fino ad allora. Ora lei era olio e sale su di una dieta che vietava il sapore, in nome di una bellezza senza piacere, di una tristezza senza ristoro.

Lo sguardo era percepito, lo sguardo era il delirio di un elisir giunto fin lì su una nave contrabbandiera, o forse l’oste aveva solo barato ed era vino passato. Sta di fatto che lei lo avvolse, lui fu circondato, lei lo rapì, lui fu rapito, per il tempo lunghissimo di un attimo in cui riuscì a disegnare la grazia di lei e lei senti la potenza di un vento da levante. Il vento che riportava alla Serenissima la sua potenza di signora del tempo eterno. Dissero i corpi cose che non posso riferire, fatti che non sono fatti per quadri di pietà, storie che non si raccontano ai bambini eppure così normali da essere mascherate.

Poi le stelle, poi la sirena di una barca che voleva salvarsi dalla nebbia. Passano le guardie della notte, ma di giorno sono altro, passano sacerdoti, ma di giorno sono peccatori. Si fermano tutti, guardano nessuno escluso, umanamente sentono… ma che male fa la felicità, la piacevolezza. Un signore offre champagne, lui che è sempre stato se stesso ora vorrebbe mascherarsi con il vino ed avere un attimo di quell’uomo lì rapito

Lui fa l’inchino, lei dice stupore e fa la riverenza.

Maschere.

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