BONIFICHE, ITALO BALBO E IL “PELO” DI GALLI DELLA LOGGIA

DI LIDANO GRASSUCCI

Davvero la Repubblica deve avere paura ancora oggi, dopo settant’anni, del ricordo della bonifica pontina e delle trasvolate di Italo Balbo?

Chiude così il suo articolo Ernesto Galli della Loggia su Il Corriere della Sera di ieri.

La domanda porta un “no” quasi scontato, ma scontato non è. Perché il nodo non sta nelle cose in sé: una gita in aereo non ha tessera di parte; costruire qualche canale e impiantare qualche idrovora non è totalitario o democratico. Il nodo sono i significati che diamo alle cose, sono i conti non fatti con la storia.

Non è in discussione la crociera aerea ma il suo senso. Senso che non hanno “inventato” i democratici ma lo ha capito il dittatore che mandò Italo Balbo in Libia per “evitare” guai per lui. Non era una gita in aereo ma il manifesto di una dittatura nelle sue contraddizioni interne.

Della Loggia omette, si fa complice di un perdonismo che se avessero vinto i vinti non sarebbe neanche immaginabile. Ma è peloso pensare che i vincitori, i democratici, ora si debbano anche vergognare dell’esito delle cose, di aver vinto. Galli della Loggia legge la trasvolata come non l’hanno letta certo neanche i fascisti: come una gita.

Galli della Loggia scrive, con un doppiopesismo significativo, che nel CNL c’erano partiti sconosciuti ai più… mi consentirà il professore ma che gli italiani non conoscessero i socialisti, i comunisti o i cattolici democratici è così non vero che Mussolini “conosceva” bene il partito socialista, molto bene. Per  “cancellarli”, quei partiti, pro tempore hanno dovuto imprigionare, uccidere, esiliare, cacciare  dall’Italia migliaia di persone, organizzare omicidi all’estero

Non è vero che i partiti erano sconosciuti, come è vero che il fascismo ebbe consenso tra gli italiani, e tanto. E qui è il nodo: i conti non fatti con il fascismo dentro un “italiani brava gente” che è falso. Fummo complici, come nazione, come popolo, di una politica inumana, bestiale, dichiarammo guerra a 44 stati diversi (Galli, omette), offendemmo il giusto con gli ebrei, violentammo la nostra storia, ci negammo la libertà. Il tutto in nome di un Cesare da 4 soldi, finto nascosto sotto il fondo di un camion vestito da tedesco.

Ma bonificammo l’agro pontino e cosa vuol dire che contano i canali e non le persone? I treni viaggiavano in orario, Galli omette di spiegare che inglobarono nell’orario i ritardi, e dimentica che poi i treni per la guerra perduta non arrivarono proprio più.

Si vuole con l’dea pelosa di “c’era anche del bene” diluire il male, metterlo a latere, far finta che fu tutto normale nell’equilibrio compensativo di bene e male. No, non è così, non può essere così. Un canale non vale una guerra, una trasvolata la vita di un bimbo di ogni razza e colore. Di bimbi dal rastrellamento del ghetto di Roma ne furono portati via 207, erano italiani che pregavano altrimenti dagli altri italiani. Non tornò nessuno.

Poi cita Togliatti su Stalin che sosteneva “fece anche buone”, omette di dire che il Migliore fu coerente e fece l’amnistia per i fascisti in nome delle “cose buone”, fu generoso il comunista. Ma non sono certo io a doverlo difendere essendo figlio di quel rigore di Nenni, dei socialisti, degli azionisti che non voleva garantire la politica politicante ma “sentire il vento del nord”.

Consentitemi di avere vergogna e mi vergogno di trasvolate e bonifiche, e vi schifo, umanamente dell’argomentazione.

Sono antifascista, sono socialista, e non mi entusiasmano i voli aerei, non amo i canali (poi ora che non ci sono manco più le rane ancor di meno) piango i 207 bambini.

Mi scuserete ma vengo da un posto in cui i bimbi si chiamano “mammocci”, appartenenti alle madri e sono sacri, chi li viola è infame, anche se profuma e si lava ogni giorno puzza di carogna e puzza tanto.

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